Caselli: «Basta carceri scuola
di delinquenza. Si punta sul recupero»
da Il Corriere della sera del 16.11.99
ROMA - Allo slogan in voga - «non fateli più uscire»
- Giancarlo Caselli, direttore generale dei penitenziari italiani, ribatte
con un controcorrente «recuperiamoli», in sintonia perfetta
con il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto.
Le conclusioni del convegno di Capri sul futuro del Dipartimento dell'amministrazione
penitenziaria rilanciano il principio del reinserimento dei detenuti nella
società civile, un po' in ombra dopo le polemiche sul dilagare della
criminalità, sulla certezza della pena collegata alle garanzie per
la sicurezza dei cittadini. «Sicurezza - ha detto il direttore del
Dap - che si ottiene anche attraverso un carcere che non sia soltanto segregazione
e quindi scuola di delinquenza».
Caselli ha ricordato i numeri: in Italia ci sono 52.363 detenuti, 50.207
uomini e 2.156 donne. Solo poco più della metà deve scontare
una condanna definitiva, il resto è in attesa di giudizio. Molti
saranno assolti. Che fare di questo esercito di presunti innocenti?
«Noi come amministrazione penitenziaria ha aggiunto l'ex procuratore
capo di Palermo - dobbiamo avere la consapevolezza che siamo un'articolazione
della funzione della giustizia, che siamo strettamente collegati alla magistratura,
che non siamo una struttura antagonista rispetto alla polizia, che siamo
il completamento indipensabile di una struttura complessiva che inizia
perfino prima del momento dell'arresto di una persona e finisce solo quando
questa persona torna a essere un cittadino tra i cittadini di una società
civile».
La strategia di Caselli nel suo nuovo incarico può contare anche
su un nuovo ordinamento penitenziario appena approvato e che prevede tra
l'altro garanzie per detenuti che rappresentano minoranze (con libertà
di culto e perfino cibo differenziato), carceri più sicure e più
protette da una polizia penitenziaria che sta risolvendo i propri problemi
di organico e di struttura.
Se a Capri Caselli ottiene approvazione incondizionata ai suoi progetti
da tutto lo staff politico del ministero di Grazia e Giustizia, c'è
chi invece torna a chiederne la testa. Francesco Cossiga, il presidente
dei Socialisti Enrico Boselli e altri tre deputati del neonato Trifoglio,
hanno presentato due distinte interpellanze al presidente del Consiglio
e al ministro della Giustizia, nelle quali chiedono «se non ritengano
ormai indispensabile che il governo sollevi Giancarlo Caselli dall'incarico
di direttore generale del Dipartimento Affari Penitenziari», a causa
dei suoi «duri commenti» sulla norma costituzionale del giusto
processo.
Secondo Caselli la riforma del giusto processo è «sacrosanta»,
aveva detto l'ex procuratore di Palermo, ma «questa conquista può
e deve essere sviluppata in modo che tenga conto non solo delle esigenze
dell'imputato, ma anche di quelle della vittima».
R. R.,
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