Governo-Albi, incontro flop 

da Il Sole 24 ore del 17.11.99

ROMA — È stato «un confronto aperto», secondo la delegazione delle professioni regolamentate, l’incontro con i rappresentanti del Governo a Palazzo Chigi sulla riforma degli Ordini. «Una fase interlocutoria», l’ha invece giudicato, con prudenza e una certa delusione, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Franco Bassanini.

Di fronte a Bassanini, al vice presidente del Consiglio, Sergio Mattarella, ai ministri del Tesoro, Giuliano Amato, e della Giustizia, Oliviero Diliberto, i rappresentanti del mondo ordinistico si sono limitati a dire che le proposte del Governo sul Ddl 5092 saranno discusse all’interno degli Ordini e di tutti gli altri organismi di rappresentanza. Al di là delle posizioni tattiche non sembra ci siano risultati concreti che possano aprire la strada a un rapido confronto sulla riforma.

Anzi, durante l’incontro si sono registrati alcuni irrigidimenti che suonano come un passo indietro rispetto al documento del Cup (il Comitato degli Ordini e dei Collegi), consegnato il 16 luglio a Bassanini. In particolare, sulle tariffe, si è rivendicata la sopravvivenza dei minimi, a tutela del consumatore e in nome della peculiarità della prestazione intellettuale. Una richiesta lanciata da Maurizio de Tilla, presidente dell’Adepp, l’associazione delle Casse di previdenza private. La posizione — che sconfessa il documento del Cup — è dovuta anche all’articolazione del mondo professionale. Tuttavia deve essere suonata come una provocazione alla rappresentanza del Governo, che nei suoi emendamenti ha proposto — sulla linea del Cup — la sostituzione delle tariffe minime con costi minimi a garanzia del cliente e della qualità della prestazione e con il monitoraggio statistico dei prezzi praticati sul mercato.

Oltre a de Tilla, Gianni Boeri (presidente del Cup), Gaetano Stella (presidente della Consilp che riunisce molte sigle sindacali del settore) e Agostino Renzi (dell’Associazione liberi professionisti) hanno insistito sull’opposizione alla legge delega.

Se si trattasse di un requisito essenziale, per il Governo ciò equivarrebbe alla volontà di ostacolare in tutti i modi la riforma. «L’ipotesi della legge delega — ha spiegato Bassanini al termine dell’incontro — è l’unica strada possibile. Anche perché senza delega la Mirone non sarebbe un contenitore utilizzabile. E il Governo dovrebbe presentare un nuovo testo». Avendo perso tempo a predisporre gli emendamenti al Ddl 5092.

Tecnicamente, poi, è difficile "esaurire" in Parlamento una materia così specifica come la disciplina delle professioni. «La delega — ha affermato Bassanini — va dettagliata quanto più è possibile e si può prevedere che alla definizione dei decreti legislativi partecipino anche esperti indicati dagli Ordini professionali».

Altro punto critico è quello delle società, da cui i soci finanziatori — per le professioni regolamentate — devono rimanere fuori, tranne qualche eccezione. Tuttavia, non tutte le voci delle professioni sono univoche anche su questa materia: per esempio l’Unione nazionale giovani dottori commercialisti è favorevole all’ingresso di capitale esterno, seppure in minoranza, purché venga delineato un modello societario ad hoc per i professionisti. Sulle esclusive — legate ad attività di rilievo costituzionale, asimmetrie informative e alti costi sociali in caso di prestazioni inadeguate — i rappresentanti degli Ordini si sono riservati «approfondimenti».

L’appuntamento per cercare di fare un concreto passo avanti sarà probabilmente fissato tra una decina di giorni: solo allora si vedrà se le rigidità dei professionisti spunteranno qualche risultato o avranno come effetto quello di rendere difficile, per questa legislatura, la riforma. Nel frattempo il Governo dovrebbe incontrare l’altra metà del "cielo", quello delle libere associazioni, che dalla riforma si aspettano il riconoscimento.

Maria Carla De Cesari