«Non inseguiamo questa destra» 

da Il Mattino del 18.9.99

TERESA BARTOLI 
Davvero, come dice Luciano Violante, la sicurezza viene prima della giustizia? Carlo Leoni, responsabile giustizia Ds nega che così sia. 
«Ho ascoltato Violante mentre diceva quella frase ad un dibattito alla festa dell’Unità. Intendeva dire una cosa a mio avviso giusta. E cioè che se non si risolve il problema della sicurezza, questo rischia di scaricarsi sul funzionamento della giustizia che invece deve funzionare secondo i criteri di uno stato di diritto». 
Quella di Violante allora non era l’ennesima rincorsa a destra, l’abbandono di ideali e convinzioni come prezzo da pagare per la conquista di un elettorato ipersensibile al tema? 
«Inseguire questa destra? Ho letto, con scandalo, l’intervista in cui La Russa esprime la sua solidarietà a quel cittadino del bresciano che ha ucciso un ladro. Questa destra che fa la garantista con i potenti, critica il governo che aumenta le pene per furti e scippi e poi giustifica chi usa la ”pena di morte fai da te contro gli scippatori” non mi sembra proprio da inseguire. Tantomeno dimentichiamo i valori propri della sinistra, anzi rimaniamo assolutamente convinti che è importantissimo, di primaria rilevanza, combattere le cause sociali che determinano il crimine. Siamo altrettanto convinti che questo non basta se non dotiamo lo Stato di strumenti in grado di prevenire, scoraggiare e reprimere la criminalità». 
L’impressione è che oggi, per voi, la repressione conti più della prevenzione... 
«La politica per la sicurezza è innanzitutto prevenzione. Per contenere la criminalità entro limiti fisiologici bisogna prevenire: con gli strumenti sociali ma anche con un maggiore ed efficace controllo del territorio. Ma quando il fatto criminoso si determina, deve intervenire la giustizia a sanzionare il reato». 
Alcune delle leggi oggi in via di modifica furono considerate conquiste di civiltà. È cambiato il clima, la società, la criminalità o furono un errore allora? 
«Non furono un errore e le modifiche di cui si parla non sono frutto di una ondata emotiva o di un generico cambiamento sociale. Arrivano dopo l’esame, ad un certo punto doveroso, dello stato di applicazione di queste leggi. La Simeone, per esempio, resta una legge giusta nella sua ispirazione perché rende automatico quel che prima era possibile solo a chi poteva pagarsi fior di avvocati. Ma se poi, studiandone l’applicazione, scopriamo che la norma che prevede che il decreto di esecuzione vada consegnato nelle mani del condannato, pena la nullità del decreto, diventava il mezzo per cui condannati avvisati da avvocati informati si sottraevano alla condanna, la norma va cambiata». 
Ha nominato Simeone: sostiene che D’Ambrosio detta legge e il governo esegue. 
«Sono le chiacchiere di una destra che non sa a cosa aggrapparsi. La favola per cui le Procure dettano legge al governo o viceversa è ridicola». 
Quali sono i punti fondamentali per garantire la sicurezza, per far sì chi che una ragazza possa uscire da scuola senza l’incubo di perdere un occhio o una pensionata possa riscuotere la pensione senza il terrore dello scippo? 
«Sono tutti quelli che garantiscono ai cittadini la sicurezza come diritto di libertà. Sono gli strumenti di potenziamento del controllo del territorio e delle indagini. E poi bisogna smetterla di considerare alcuni reati come reati minori: chi ha subito uno scippo o un furto in appartamento non si considera vittima di un reato minore. È giusto che anche le legislazione non li consideri tali».