"Carceri, basta promesse a vuoto" 

da La Stampa dell'1.3.99

ROMA 
N ELLA situazione in cui siamo, io considero un miracolo che le carceri italiane siano ancora luoghi tranquilli, dove si svolgono perfino attività socialmente utili. Ma se non ci affrettiamo a fare le riforme e a mantenere le promesse, temo che presto esploderanno". Così dice Franco Corleone, deputato verde e sottosegretario alla Giustizia con la delega per l'amministrazione penitenziaria, all'indomani delle polemiche suscitate dalla nascita dell'Ugap (l'Ufficio per le garanzie penitenziarie, una nuova struttura di intelligence voluta dal ministro Diliberto) e della protesta degli agenti di custodia che chiedono le dimissioni del direttore generale delle carceri Margara. 
Perché è così preoccupato, onorevole Corleone? 
"Perché c'è una situazione di sovraffollamento e di sofferenza di tutte le categorie che lavorano all'interno del carcere che non può durare ancora a lungo. Ci sono sentimenti di frustrazione e demotivazione forti tra i direttori, nella polizia penitenziaria, i medici, gli educatori, e tutto questo all'interno di un sistema contraddittorio in sé". 
In che senso? 
"Nel senso che oggi per circa 30.000 persone il carcere è una sorta di discarica sociale, in cui vengono gettati i tossicodipendenti, gli extracomunitari, i malati di Aids e tanta altra gente che dovrebbe avere risposte diverse dalla società. Poi ci sono circa diecimila detenuti normali , frutto di una criminalità fisiologica in un Paese come il nostro, e infine i settemila ad ''alta sicurezza'', condannati per mafia e altri reati gravi. Il carcere deve occuparsi contemporaneamente di queste tre categorie, che naturalmente hanno bisogno di trattamenti differenti, e già questa è una contraddizione". 
Come si può rimediare? 
"Bisogna sbrigarsi a varare le riforme. Guai ad annunciare in carcere riforme che poi non si realizzano. Lì dentro le aspettative non si possono tradire. Anche l'abolizione dell'ergastolo, ad esempio, non si può solo promettere". 
A differenza che in passato, però, stavolta sono in subbuglio più gli operatori che i detenuti, dai direttori alla polizia penitenziaria. Come mai? 
"Perché anche loro hanno delle legittime aspettative che devono essere rispettate, non possiamo chiedere solo e sempre sacrifici. Quindi bisogna approvare in fretta l'inquadramento dei direttori nella dirigenza, visto che ora sono equiparati ai dipendenti pubblici. Bisogna assumere nuovo personale per il trattamento dei detenuti, dagli psicologi agli educatori, dai medici agli architetti. Anche per la polizia penitenziaria occorre trovare una collocazione nell'area della dirigenza, e soprattutto è ora di varare il nuovo regolamento penitenziario. Ormai l'abbiamo scritto, si tratta di discuterlo e approvarlo in tempi brevi. Lì dentro, ad esempio, è affrontato il problema dell'affettività in carcere, che pure tante attese ha suscitato dopo le dichiarazioni del ministro. Io dico che per evitare altri problemi tutto questo va fatto entro l'estate per evitare nuovi problemi, però voglio aggiungere una considerazione". 
Prego. 
"Le situazioni di sofferenza non possono farci dimenticare che oggi il carcere è un pianeta totalmente diverso da quello che era solo pochi anni fa. Non sono passati millenni ma appena qualche lustro da quando in carcere vigevano meccanismi di potere tremendi e i conti si regolavano con gli omicidi. Oggi non è più così". 
Grazie a che cosa? 
"Grazie alle speranze suscitate negli ultimi tempi, alla legge Gozzini e a un carcere che non è più il mondo chiuso di una volta".
Però la polizia penitenziaria protesta anche contro alcuni aspetti del ''carcere aperto'', come l'Osservatorio sulla detenzione affidato a volontari esterni. 
"Quella struttura non stravolge alcuna regola di sicurezza. Noi siamo pronti a dialogare su tutto, ma una cosa dev'essere chiara: indietro non si torna, e la riforma del carcere non può essere bloccata da timori o paure. Nemmeno la dirigenza del presidente Margara, oggi, è in discussione". 
E dell'Ugap, considerato un servizio segreto per le prigioni che tanti sospetti desta anche nella sua parte politica, che cosa pensa? 
"E' un ufficio voluto dal ministro, e iniziative di questo genere vanno valutate dai risultati che producono. Sulla carta si può dire tutto e il contrario di tutto, staremo a vedere. Però la definizione chiara degli ambiti e il suo inserimento nel Dap diretto da Margara mi paiono garanzie sufficienti". 
Giovanni Bianconi