Carceri, medici in guerra per i “tagli”

da Il Messaggero dell'1.3.99

di ANTONELLA STOCCO
ROMA - ...Vivo solo per un’ora d’aria; respiro lento, aspetto il vento....; a Sanremo ”Aria” racconta l’ergastolo e vince il premio della critica, a Roma il ministro Diliberto fautore dell’abolizione del carcere a vita vede esplodere in mille pezzi i fragili equilibri del pianeta penitenziario. Prima la durissima interrogazione parlamentare sul decreto del guardasigilli che istituisce l’Ufficio per la garanzia penitenziaria, un organismo centrale di controllo che comprenderà una sezione di intelligence, un terzo servizio segreto operativo nelle carceri. Poi l’alzata di scudi della polizia penitenziaria esasperata da piaghe croniche e da un’impennata di violenza che serpeggia negli istituti di pena. Infine la ribellione dei sanitari delle carceri (350 medici incaricati, 2000 di guardia, altri 2000 specialisti e 850 infermieri) che hanno indetto per domani una giornata di sciopero nazionale contro i tagli alla sanità penitenziaria. Uno sciopero che è uno schiaffo al ministero: lavoreranno tutti, i medici, devolvendo la paga al fondo per i detenuti bisognosi e manifestando davanti a ciascuno dei 210 istituti di pena italiani. Perchè tutti sappiano, dicono, che il ministro comunista Diliberto taglia i fondi all’anello più debole dello stato sociale; il 30% in meno per acquisti di farmaci, medicina specialistica e attrezzature; oltre alla drastica riduzione del servizio di guardia medica.
Se non bastasse, i medici penitenziari incassano la totale solidarietà dei direttori di carcere che in un comunicato si dicono sconcertati e scrivono «saremo chiamati a rispondere anche penalmente, di quanto inevitabilmente avverrà». Per il professor Francesco Ceraudo, responsabile del sindacato di categoria Amapi e direttore del centro clinico del carcere di Pisa «aumenteranno suicidi e ricoveri in un contesto drammatico dove sono ammassati 51 mila detenuti di cui 20 mila tossicomani, 12 mila extracomunitari e 8mila disturbati psichici, con una fortissima incidenza di malati di Aids, epatite e tbc. Che lo Stato senta almeno il dovere morale di liberare i malati gravi, di non farli morire in prigione».
L’Amapi avverte che se i tagli non verrano compensati i medici penitenziari avranno il dovere etico di ampliare a dismisura le certificazioni di incompatibilità con il carcere, per salvare vite e coscienze. «La nostra rabbia e la nostra mortificazione sono tutte per lo sfascio totale e il clima di sottile perversione in cui si muove il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria; adesso si danno anche allo spionaggio, con il risultato di interferire pesantemente nella vita delle carceri, seminare diffidenza e mettere tutti contro tutti». Per ora sono tutti contro il ministero; le due anime del sistema penitenziario, i falchi fautori della custodia rigida e le colombe più inclini alle aperture, si sono perfino coalizzati. Il Sappe, potente sindacato autonomo di ”falchi” della polizia penitenziaria e le sigle confederali ”colombe” chiedono insieme il commissariamento dell’amministrazione penitenziaria se non le dimissioni del direttore generale ”colomba” Alessandro Margara e del suo vice ”falco” Paolo Mancuso «per la dissennata politica gestionale». Direttori ”falchi” e direttori ”colombe” sostengono insieme i medici e criticano la nascita dell’Ugap. Tutti assediano il ministro Diliberto riconosciuto come unico interlocutore: lui dice di essere disposto a incontrare chiunque «in modo costruttivo» e di volta in volta appare a carcerieri e carcerati come falco o colomba. Falco quando instituisce l’Ugap che governerà i gangli vitali del sistema carcerario, dai pentiti ai 41 bis ai super-agenti dei Gom (gruppi operativi mobili) nonchè ogni «evento critico»; colomba quando parla di abolizione dell’ergastolo, carcere aperto e amore dietro le sbarre.