Bufera sul ministro Flick per l’evasione bis 

da La Stampa del 20.5.98

ROMA. Governo sotto tiro, dopo la fuga del boss mafioso Pasquale Cuntrera (e dei due sequestratori sardi), che seguono a ruota quella del venerabile Licio Gelli.  Una notizia che getta il palazzo nello scompiglio, scuote la stessa maggioranza, e fa riemergere con forza l’annoso problema dell’atipicità del sistema giudiziario italiano, basato sulla presunzione di innocenza fino al terzo grado. Ma intanto il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick è costretto già in serata a venire parlarne alla Camera. 
E tuttavia Flick non è al momento in grado di dire molto, oltre a definire il nuovo incidente “un fatto gravissimo, anche tenuto conto dell’impegno e degli sforzi fatti per individuare all’estero e ottenere l’estradizione in Italia di Cuntrera”. Il ministro ricostruisce brevemente le tappe della storia, dalla sentenza della Cassazione del 5 maggio scorso, all’esecuzione, il 6 maggio, della stessa sentenza che ordinava l’immediata scarcerazione di Cuntrera dal carcere di Parma dove era detenuto, alle notifiche inviate via fax anche alla procura di Palermo, alla scarcerazione attuata dai dirigenti del carcere di Parma, fino alla richiesta della procura di Palermo, dell’11 maggio, per ottenere un nuovo provvedimento di custodia cautelare per pericolo di fuga. Fuga poi avvenuta e certificata il 12 maggio - secondo Flick - dopo un appostamento durato 24 ore. “Sono in corso ricerche in Italia e all’estero” ha aggiunto Flick, affermando di non essere in condizione di esprimersi nè in merito alla sentenza della Cassazione, nè sul tempo intercorso tra la notizia della scarcerazione e la nuova richiesta di custodia cautelare - i due punti cruciali della vicenda. “Ho già chiesto informazioni più dettagliate per dare ogni chiarimento al Parlamento” dice laconico.
Napolitano si è già smarcato dalla spinosa faccenda. A Napoli per un summit fra i ministri dell’Interno del Bacino mediterraneo, difende la polizia e tira di nuovo in ballo le lentezze burocratiche: “Il provvedimento di cattura è arrivato anche questa volta troppo tardi”. Ma rilancia anche la palla alla procura di Palermo e, più in generale al sistema giudiziario. Napolitano precisa che la decisione della Cassazione è stata inviata il 6 maggio per fax alla procura di Palermo, “ma nessuno ha avvertito la polizia”. Mentre dal carcere di Parma alla questura la notizia è partita per posta. Quando, finalmente l’11 maggio è arrivato alla polizia l’ordine di ripristino della custodia cautelare deciso dalla Corte di Appello di Palermo, secondo Napolitano, Cuntrera era già irreperibile.
La maggioranza è imbarazzata, soprattutto i Ds. Il capogruppo alla Camera Fabio Mussi è indignato: “Quattro schiaffi così sono un’esagerazione: prima Gelli, poi Cuntrera e i due rapitori sardi che si dileguano. Schiaffi in faccia allo Stato di diritto e ai cittadini per bene. La condotta della Cassazione lascia sconcertati. E poi - aggiunge Mussi - mi chiedo come un uomo in carrozzella possa sfuggire ai pedinatori”. I Ds prendono distanza dal governo e presentano subito un’interrogazione ai ministri Napolitano e Flick per sapere “quale sia l’orientamento del governo di fronte a fatti che colpiscono l’opinione pubblica”, “quali interventi siano stati attivati per arrivare alla cattura dei latitanti” e quali siano gli interventi immediati che il governo intende assumere per garantire l’effettività dell’esecuzione della pena”. 
E qui si tocca il vecchio problema del sistema italiano, che unico al mondo, prevede che il carcere diventi esecutivo solo dopo la sentenza della Cassazizione.  Un problema sollevato dalla stessa presidente dell’Anm Elena Paciotti, nonchè dal portavoce di An e responsabile Giustizia Alfredo Mantovano. Se infatti l’opposizione inzuppa il pane nel nuovo infortunio multiplo capitato al governo ulivista, e vari esponenti del Polo e della Lega (da Maurizio Gasparri a Giulio Maceratini, al leghista Borghezio) chiedono le dimissioni immediate di Flick e di Napolitano, Mantovano è molto più cauto: e in un’intervista al Tg3 chiede esplicitamente la revisione della Costituzione in questo senso.
Maria Grazia Bruzzone