”Bastano due gradi di giudizio”

da La Repubblica del 20.5.98

Folena: i tempi sono maturi, anche An è d’accordo

di BARBARA JERKOV
ROMA - “Dalle prime ricostruzioni emerge che c’è stata da parte della Cassazione una decisione perlomeno opinabile.  Oltre a un ennesimo ritardo nella trasmissione degli atti, anche se questa volta, per fortuna, pare abbiano usato il fax e non la posta ordinaria...”. Sembrerebbe una battuta. Ma sulla fuga di Pasquale Cuntrera, Pietro Folena, responsabile giustizia dei Ds, non ha voglia di scherzare.
Insomma, Folena, la vicenda Gelli non ha insegnato niente.  “È un episodio gravissimo. L’enorme sconcerto che ha provocato nell’opinione pubblica è assolutamente giustificato.  I Ds hanno già presentato un’interrogazione al governo...”.
Un’altra interrogazione. Pensa che possa bastare a
rassicurare i cittadini?
“Sulle responsabilità specifiche il Parlamento dovrà aprire una riflessione serena ma approfondita. Certo, stando a quello che ho potuto vedere in queste prime ore, la Cassazione ha deciso di scarcerare Cuntrera sulla base di quello che appare nient’altro che un cavillo giuridico. Lo rimettono in libertà il 5 maggio. Sapendo perfettamente che due giorni più tardi dovranno decidere se confermargli la condanna a 21 anni di carcere. Cosa ne dobbiamo dedurre? Che la Cassazione non sa quel che fa la stessa Cassazione? La destra che non sa ciò che fa la sinistra. Incredibile”.
Ieri è stato arrestato Maccari, anche lui in attesa della sentenza della Cassazione. L’effetto Gelli ha funzionato.
“Maccari agli arresti domiciliari. Gelli e Cuntrera liberi di
scappare. Se ci fossero davvero due pesi e due misure
sarebbe molto grave”.
Adesso cosa accadrà?
“Il primo problema per le prossime ore è riacciuffare
Cuntrera. Sono assolutamente convinto della grande
professionalità della polizia giudiziaria, come confermano indiscussi successi anche recenti: penso all’arresto a Palermo del boss Vito Vitale. E sono certo che non risparmieranno alcuna energia per rintracciarlo”.
Insomma, fiducia nella polizia. Non hanno nessuna
responsabilità in questa nuova fuga?
“Ho trovato la precisazione del ministro Napolitano
ineccepibile. Cosa poteva fare la polizia di fronte a una decisione dell’autorità giudiziaria?”.
La presidente dell’Anm, Paciotti, ha parlato di “casi
inevitabili” se non si modifica la legge attuale sulle
impugnazioni.
“Inevitabili non direi proprio. I ritardi ci sono stati, come pure una decisione, l’ho già detto, quanto meno opinabile della Cassazione. Quanto a una riforma del sistema delle impugnazioni, sono d’accordo. Ma direi che a dover essere rivisto è l’ordinamento nel suo complesso. Naturalmente non dico domani né dopodomani. Ma di fronte a episodi come questo o quello di Gelli, non possiamo non interrogarci su un sistema giudiziario che si articola in una pluralità di gradi di giudizio, e dove il giudizio di legittimità troppo spesso si sovrappone con quello di merito. E nel frattempo?”.
E nel frattempo?
“Diciamo che qui io lancio un sasso nello stagno. È maturo il tempo per pensare di ridurre a due soli gradi il giudizio, a condizione che quello di primo grado sia naturalmente più equilibrato e paritario fra accusa e difesa, insomma più “europeo”. E, soprattutto, che la presunzione costituzionale d’innocenza, sacrosanta per carità, si attenua dopo la sentenza di colpevolezza in appello”.
La stessa proposta che arriva oggi anche dal responsabile giustizia di An, Mantovano.
“È la dimostrazione che se si ragiona sulla base di dati di fatto
e non partendo da pregiudizi politici, le basi per una
discussione serena ci sono”.
Altri settori del Polo però sono già tornati a invocare le
dimissioni di Flick e Napolitano.
“Trovo francamente inammissibile che gli stessi che hanno sempre messo i bastoni fra le ruote nella lotta alla mafia, si ergano oggi a paladini della stessa lot ta a Cosa nostra.
Sanno solo reclamare dimissioni: di Napolitano, di Flick, di Pinto... Mai una proposta, però. Mentre proprio nella lotta alla mafia è fondamentale lanciare un segnale di coesione fra le forze politiche”.