La Cassazione sott’accusa “Ma il problema è la legge” 

da La Repubblica del 20.5.98 

Paciotti, presidente Anm, difende la Corte.Ispettori di Flick al lavoro 

nostro servizio 
ROMA - Sarebbero state “arbitrarie” ha detto il ministro Napolitano pochi giorni fa, rispondendo alle interrogazioni sulla fuga del Venerabile, le misure di “controllo ininterrotto” di Licio Gelli. E in ogni caso la polizia, ha precisato Napolitano, non avrebbe potuto in alcun modo sottoporre Gelli al fermo. Nella stessa occasione il ministro della Giustizia, Flick, ha definito “doverosa” la riflessione su “una diversa e anticipata individuazione del momento in cui la pena debba essere eseguita” ma ha subito aggiunto che il rendere esecutive le condanne in appello (è questa l’ipotesi di riforma di cui si parla di più) non modificherebbe la sostanza del problema: il condannato potrebbe sempre tentare di fuggire, i limiti della attività di prevenzione resterebbero identici. 
Nè Flick nè Napolitano immaginavano che l’auspicata 
“riflessione” sul “che fare” in attesa dei giudizi della 
Cassazione sarebbe stata riproposta, appena una settimana dopo, nel più violento e clamoroso dei modi. Dopo la fuga di Gelli (il burattinaio di tutte le trame) quella di Cuntrera (il boss mafioso) chiude un cerchio di imbarazzo e di vergogna non solo per il governo di centro-sinistra ma per l’intero mondo giudiziario. E la scomparsa dei due latitanti di Orgosolo completa il quadro e chiarisce che il malfunzionamento della giustizia non è solo a beneficio dei ricchi e dei potenti: c’è un problema strutturale. 
E’ questo il giudizio di Elena Paciotti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati: “Sono casi inevitabili visto che il nostro sistema, unico al mondo, prevede che si possa eseguire la sentenza solo dopo la decisione della Cassazione... E’ il problema di sempre: ci vuole un giusto equilibrio tra le esigenze di tutela della collettività e le garanzie dei cittadini. Oggi non mi pare che ci sia”. Secondo la Paciotti il problema potrebbe essere risolto stabilendo la esecutività delle sentenze d’appello. Anche se, in tal caso, si potrebbe porre un serio problema di legittimità costituzionale: nessuno, infatti, può essere considerato colpevole sino alla sentenza definitiva. 
Attualmente a occuparsi della possibilità che personaggi 
condannati a pene molto elevate se la diano a gambe in attesa 
della decisione della Cassazione è una circolare del ‘91, fatta 
dal primo presidente, che impone alla cancelleria di informare 
la polizia dei processi sulla criminalità organizzata. La 
mancata applicazione di questa circolare è all’origine 
dell’indagine ordinata dal ministro Flick e dell’invio degli ispettori negli uffici della Corte. 
Ma è davvero la Cassazione il principale responsabile delle fughe eccellenti? No, e nemmeno le leggi, secondo gli avvocati: per Fabrizio Corbi, presidente dell’Unione delle camere penali “è una questione organizzativa, di controlli di polizia. Basterebbe sorvegliare determinati soggetti, quelli a maggior rischio di fuga, in prossimità del processo davanti alla Cassazione. Del resto che Gelli scappasse lo immaginavano tutti”. Ma i controlli auspicati dal presidente dei penalisti non sono proprio quelli che, secondo Napolitano, sarebbero “arbitrari”? 
Ha osservato a proposito della fuga dei due di Orgosolo il procuratore generale della Sardegna, Francesco Pintus: 
“Sarebbe una violazione di legge mettere in esecuzione una 
sentenza prima che sia emessa. E, d’altra parte, quando viene 
emessa, il primo a conoscerla è l’imputato”. Per il mondo della giustizia la riflessione sarà lunga e complessa.