Giudice unico,la protesta dei Gip:«Sarà
la paralisi»
da Il Messaggero del 21.10.99
di ANTONIO DE FLORIO
ROMA - Sono infuriati. È come se qualcuno con un tratto di penna
avesse voluto concellarli. I giudici delle indagini preliminari di tutt’Italia
ieri si sono riuniti a Roma per protestare contro il disegno di legge Carotti
sulla riforma del giudice unico che nell’ultima versione passata al Senato
prevede il trasferimento di ciascun gip ad altro diverso incarico dopo
tre anni di servizio. Denunciano il rischio della paralisi dei tribunali,
specialmente di quelli medi e piccoli, i quali, per rispettare la rotazione,
e le incompatibilità stabilite da recenti leggi, resterebbero senza
giudici in grado di decidere.
In un’accesa assemblea organizzata dall’Associazione nazionale magistrati
i gip hanno attaccato duramente le più recenti scelte del parlamento
in materia di giustizia. Carlo Sarzana, presidente dei gip di Roma, è
andato giù duro. «Queste norme - ha detto - contrastano con
gli obiettivi di funzionalità che la riforma del giudice unico vorrebbe
perseguire, distruggono la professionalità degli stessi gip e allungano
spaventosamente i tempi dei processi». Sarzana non sembra avere dubbi
e chiama in causa «determinati parlamentari, che fanno parte di un’area
trasversale e che tentano di introdurre in Commissione giustizia modifiche
e trasformazioni di cui non sappiamo spiegarci le ragioni. Mi riferisco
a Russo, Senese, Fassone, Calvi, anche se il discorso parte dall’ex ds
Saraceni».
Cosa non va nella riforma? «L’udienza preliminare - spiega Sarzana
- dovrebbe diventare una specie di dibattimento nano con un’inevitabile
dilatazione dei tempi di definizione dei processi. Mi spiego meglio. È
previsto che dopo il decreto di rinvio a giudizio, vi debba essere una
specifica udienza, sempre in contraddittorio tra le parti, riservata unicamente
alla formazione del fascicolo dibattimentale. Ora io penso a quello che
potrebbe succedere se ci trovassimo di fronte a un grosso processo di mafia
o di corruzione con centinaia di faldoni e migliaia di carte. Per formare
il fascicolo dovremmo fare tantissime udienze».
Dello stesso tenore sono stati gli interventi dei gip di Milano, Torino,
Firenze e Palermo, tanto che il presidente di Anm, Antonio Martone, chiederà
al parlamento di stralciare le parti più controverse, a partire
dal limite di tre anni di attività dei gip, che priverebbe gli uffici
giudiziari dei magistrati più esperti.
Al coro di critiche si è aggiunta la voce del professor Giovanni
Conso, ex ministro di Giustizia. «Siamo in un tale marasma - ha detto
- che per certe scelte legislative in netta contraddizione tra loro bisognerebbe
scendere in piazza. Rischiamo di essere espulsi dal Consiglio d’Europa:
i tempi della nostra giustizia sono diventati intollerabili».
|