L’Italia
è bloccata in tribunale
da Il Sole 24 ore del 21.9.98
ROMA — Undici anni per ottenere un verdetto davanti ai Tar, cinque per
avere il responso delle commissioni tributarie, quattro perché si
pronunci il giudice civile, “appena” uno per arrivare alla sentenza penale.
Sono i tempi medi della giustizia, indicatore emblematico dei mali che
affliggono l’intera macchina giudiziaria italiana.
Un’afflizione che si legge anche negli altri numeri: 818mila cause
pendenti davanti ai tribunali amministrativi, quasi due milioni presso
le commissioni tributarie, più di tre milioni nelle aule civili
e circa cinque milioni in quelli penali.
I riflessi sulla società e l’economia sono pesanti. Soprattutto
quando si pensa che in Germania la durata media delle cause penali in pretura
è di 3,9 mesi e in tribunale di 5,1 mesi. Tempi analoghi per i procedimenti
civili: 4,6 mesi in pretura e 6,5 mesi in tribunale.
Le riforme non possono aspettare oltre. La necessità di modifiche
radicali è stata ribadita giovedì scorso dalla maggioranza
di Governo, che in un documento ha anche indicato le linee guida degli
interventi. Sulle riforme presenti in Parlamento pesa, però, la
grande incognita della commissione di inchiesta su Tangentopoli, presupposto
per la ripresa del dibattito tra opposizione e maggioranza. Nodo che verrà
sciolto dall’aula di Montecitorio questa settimana.
Al momento, gli unici segnali confortanti arrivano dalle commissioni
tributarie, dove il monitoraggio compiuto dal Sole-24 Ore del Lunedì
ha evidenziato una diminuzione dell’arretrato. Anche sul versante civile
si aspettano risultati simili: l’obiettivo del Governo è di azzerare
le pendenze, ricorrendo all’opera delle sezioni stralcio. Ma gli obiettivi
devono fare i conti con la realtà: i giudici che hanno risposto
all’appello sono molti meno del previsto.
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