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nasce un pool di giudici per battere la nuova “mala”
da La Repubblica del 21.9.98
TORINO (a.buz.) - Sfruttamento della prostituzione, traffico d’ armi
dalla ex Jugoslavia, importazione di stupefacenti, falsificazione di passaporti
e permessi di soggiorno. E omicidi e ferimenti, tanti, sempre di più.
È questo il volto, di giorno in giorno più aggressivo,
della mala albanese. Per contrastarla la Procura della Repubblica torinese,
prima in Italia, ha creato da alcuni mesi un pool apposito: quattro magistrati
- Giuseppe Ferrando, Marcello Tatangelo, Angelo Lo Mastro, Teresa Benvenuto
- ai quali vengono assegnate tutte le inchieste, spesso intrecciate fra
di loro, che coinvolgono cittadini albanesi. È l’unico modo, spiegano
in Procura, per combattere un’organizzazione criminale che, rispetto ad
altri gruppi malavitosi di origine straniera, è infinitamente più
violenta, ha molti tratti in comune (e probabilmente contatti) con le mafie
nostrane nonchè stretti collegamenti con i gruppi rimasti in Albania.
Un clan capace di imporre l’omertà con strumenti feroci come,
nel caso delle prostitute, il sequestro e l’uccisione dei parenti rimasti
al paese d’origine, a cominciare dai bambini. Talvolta gli inquirenti
faticano persino a trovare degli interpreti. Anche la Squadra mobile ha
istituito un’analoga “Sezione albanesi” alla quale si deve, ad esempio,
l’arresto di uno dei feritori della studentessa Federica Ferrero.
È stato lo stesso Procuratore generale torinese Antonino Palaja,
durante la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario 1998, a lanciare
l’allarme sulla “crescente
criminalità albanese”.
E il procuratore aggiunto Marcello Maddalena avverte: “Bisogna intervenire
prima che i clan albanesi si diano un’organizzazione capillare. Anche perchè
possono contare su un’omertà quasi assoluta, conquistata al prezzo
di una violenza inaudita. Ragazze albanesi disposte a denunciare gli sfruttatori
non ve ne sono. Lo Stato deve decidersi ad applicare la normativa sui pentiti
a queste categorie e proteggere i testimoni che collaborano” conclude il
procuratore aggiunto. “A meno che non si voglia aspettare che queste
organizzazioni diventino enormi, ramificate e impenetrabili”.
Ieri, intanto, il sindaco Castellani ha annunciato che il Comune di
Torino lancerà un programma di assistenza per le vittime della microcriminalità
che avrà una prima sede a San Salvario:
“Sul modello di esperienze sviluppatesi in alcune metropoli europee
- ha detto Castellani - il programma fornirà appoggio psicologico,
legale e anche materiale a chi abbia subìto furti, scippi, o altre
forme di violenza”.
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