Marta Russo, Di Pietro difende i pm

da Libertà del 21.9.98

«Basta con le aggressioni», è in sostanza l’appello del procuratore capo al Guardasigilli. E al governo: «non fate pressioni sul processo». Il pm Lasperanza voleva lasciare. Il suo capo lo ha fermato: «non è opportuno», ha detto Salvatore Vecchione. E Di Pietro ora si chiede: «cosa deve fare il pm? Aspetta seduto sulla sedia che qualcuno venga spontaneamente a offrirgli la verità o può anche cercarla e sollecitarla?». Ricorda poi l’ex magistrato del pool che durante il processo Enimont, nonostante la diretta televisiva, a proposito degli interrogatori «nessuno parlò di condizionamenti o intimidazioni.
Eppure erano severi e con un’alta tensione emotiva». Durante la fase più calda di Tangentopoli - aggiunge Di Pietro in un’intervista al Corriere della Sera - nemmeno gli avvocati e i contestatori di oggi ci rinfacciavano alcunchè... Forse che allora era un esercizio retorico? Ora che il vento è cambiato - si chiede alla fine - si sta andando, esagerando, nella direzione opposta?». Piace comunque al senatore la proposta di An che chiede la presenza di un avvocato o, comunque, di una persona di fiducia del teste anche in fase istruttoria. A patto però che «lo stato si faccia carico del patrocinio per i testimoni meno abbienti e sempre che sia una facoltà per la parte interessata e non un obbligo».
Non difende i magistrati romani Guido Calvi, avvocato e membro della Commissione giustizia del Senato. «E’ vero - fa notare l’esponente diessino - che probabilmente come dice Vecchione non è stata violata alcuna norma. Ma il problema non è questo». Quello che Calvi stigmatizza è l’interrogatorio, quello della Alletto appunto, «che una volta avremmo detto di stampo poliziesco, e questo è inaccettabile». «Nel processo prima vengono le garanzie», conclude l’esponente diessino.
D’accordo Magistratura democratica che denuncia, appunto, i rischi «di un progressivo allontanamento del pm dalla cultura della giurisdizione con attrazione verso metodi e prassi tipicamente di polizia».
Non è sorpreso, per la difesa dei pm romani fatta da Vecchione, il padre dell’imputato Scattone.  L’ingegnere Giuseppe insieme al fratello di Ferraro del resto ha spedito al ministro Flick un lungo memoriale sulla conduzione dell’inchiesta in cui accusa anche il gip: «non è al di sopra delle parti».
«Anche l’anno scorso ho inviato un esposto al ministro - ricorda Giuseppe Scattone - e non ho avuto alcuna risposta. Ora grazie alla tv, con la trasmissione delle immagini della Alletto, si sono tutti svegliati e alcuni anche spaventati».
Sul comportamento dei magistrati si attende il giudizio del ministro della Giustizia e del Csm. La prima Commissione del consiglio dovrebbe cominciare l’esame del dossier Alletto già domani, come ha confermato il il presidente Salvatore Mazzamuto che preferisce non fare commenti sulla vicenda.
Sembra inevitabile l’apertura di un’istruttoria sul procuratore aggiunto Italo Ormanni e sul sostituto Carlo Lasperanza. Ma probabilmente per ragioni di opportunità non si conoscerà la decisione di Palazzo dei Marescialli prima di qualche settimana, anche per dare modo al processo di andare avanti in Corte d’Assise senza altri contraccolpi. 
Daniela Luciano roma «Eccesso di zelo». Sul caso Marta Russo scende in campo anche Antonio Di Pietro. Non spara a zero sui due pm romani, finiti nella bufera per colpa di quel video sull’interrogatorio della Alletto, l’ex pm di Mani pulite. «Troppo zelanti, ma in buona fede», dice convinto l’ex magistrato.
Piuttosto da censurare è il comportamento di Prodi. Sì, il presidente del Consiglio - secondo il senatore - «se ha visto solo un frammento televisivo, ha fatto una leggerezza». Il suo intervento insomma sarebbe stato «intempestivo». Ed è quel che tra le righe ha scritto pure il capo della procura Vecchione, nella sua relazione al ministro Flick nella quale difende l’operato dei due magistrati romani.