Dai costi alle procedure tutto quello che intralcia la vita quotidiana delle imprese italiane 

da Il Sole 24 ore del 21.9.98

I sistemi giurisdizionali francese e italiano si assomigliano abbastanza.  Due le differenze macroscopiche. Nel campo civile la presenza di giurisdizioni separate per i contenziosi commerciali e quelli lavoristici, esercitate da giudici elettivi e non appartenenti alla magistratura ordinaria.  I Tribunaux de Commerce e i Conseils des Prud’hommes, entrambi risalenti, almeno indirettamente, all’Ancien Régime, rappresentano il principio della giustizia amministrata tra consimili, commercianti i primi, datori di lavoro e dipendenti i secondi. Nel campo penale troneggia la figura del giudice istruttorio, «un sovrano sottoposto solamente alla sua coscienza e alla legge» già secondo Balzac. La macchina della giustizia francese non pare funzionare così male, specialmente se paragonata con quella italiana.
Nel campo civile e commerciale della durata media dei processi pare accettabile: una media di due anni per i primi due gradi di giudizio. Le statistiche dimostrano che i giudici riescono a rendere ogni anno un numero di sentenze non di molto inferiore a quello delle nuove cause introdotte. Quindi una giustizia civile che non procede all’accumulazione esponenziale dei processi. Le sentenze sono raramente impugnate. Nel 1996 le nuove cause d’appello civili costituivano solo il 12% delle decisioni di 1° grado dell’anno precedente e le sentenze della Corte di Cassazione il 10% delle decisioni d’appello. Si possono dare varie spiegazioni a questo fenomeno. Di tutte le decisioni di primo grado, il 20% è rappresentato da ordinanze rese in sede di procedimenti d’urgenza e raramente impugnate. Inoltre, le decisioni rese dai Tribunaux d’Instance, l’equivalente delle preture italiane, spesso non sono impugnabili in appello. Quanto all’utilizzo assai raro del ricorso in cassazione, un motivo potrebbe ravvisarsi nel patrocinio riservato a pochissimi avvocati, 87 in tutta la Francia, per queste cause, che forse scoraggia le presentazioni di ricorsi destinati all’insuccesso.  Sempre in materia civile e commerciale il grosso delle decisioni è reso dai Tribunaux d’Instance e dai Tribunaux de Grande Instance. I primi si occupano principalmente (più o meno la metà dei casi), di microconflittualità in materia d’inadempimento contrattuale, essenzialmente contratti di locazione, mutui bancari e così via. I Tribunaux de Grande Instance per metà sono impegnati in problemi connessi alla famiglia e soprattutto ai divorzi. Infatti nel 1996 la metà delle nuove cause introdotte innanzi a questi tribunali si riferivano al diritto di famiglia. Da qui la proposta del ministro di Giustizia Guigou di rendere amministrativa e non più giurisdizionale la procedura di divorzio consensuale. Si eliminerebbero così quasi 80.000 nuove cause per anno.  Se la giustizia civile e commerciale non sta così male, anche se i segni d’invecchiamento non mancano, per la giustizia penale i problemi sono tanti. Le statistiche indicano una durata media del processo penale maggiore rispetto a quello civile, con un picco di quasi quattro anni per i processi in assise. Il numero di crimini e delitti commessi è in lenta regressione.
In ogni caso per la giustizia francese è tempo di cambiamenti. Sulle scrivanie dei deputati spicca il voluminoso rapporto della commissione parlamentare per la riforma della giurisdizione commerciale. Il Guardasigilli ha presentato in questi giorni un progetto di legge in materia di presunzione d’innocenza che limita i poteri del giudice istruttorio in materia d’arresto. Il dibattito sull’indipendenza del pubblico ministero è sempre d’attualità, così come il progetto di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura.
Enrico Castaldi*Castaldi Mourre & Partners