Cossiga, flirt con la sinistra “Più vicini sulla giustizia”

da La Repubblica del 21.9.98

BOLOGNA (m.m.) - La citazione di Massimo D’Alema se l’è proprio goduta, con gli occhi a metà fra il cielo e il palco.  Il segretario Ds parlava di Berlusconi e della Commissione parlamentare su Tangentopoli. Ed ecco... “Ha ragione un uomo non sospettabile di essere partigiano della nostra parte, piuttosto al di sopra delle parti, ha ragione il presidente Cossiga quando dice che in queste condizioni la Commissione sarebbe soltanto la sede di una rissa e non uno strumento di conoscenza della verità”.
Parole da fine di festa dell’Unità, di fronte a 50 mila persone, di un capo indiscusso. E lui, l’ex Picconatore, a sentirsi mettere in contrapposizione a un Berlusconi “dominato esclusivamente da un calcolo personale”. Chi l’avrebbe mai pensato, ancora sabato quando Cossiga si era presentato alla Festa per un dibattito e non è più andato via. Creando pure qualche problema su dove collocarlo. La base stupitissima, i dirigenti a coccolarlo. Burlando, Minniti, Veltroni, Napolitano che scherzavano con lui dietro il palco.  “Io volevo farlo parlare” rideva il vicepresidente del Consiglio a un D’Alema arrivato a salutare. “Ma ha parlato ieri e io l’ho citato” era la risposta.
Alla fine ecco una seggiola a lato del palco, con al fianco Enzo Carra, già portavoce della Dc di Forlani. Lui in polo nera con vestito beige, look da festa fra l’erba, scelto con grande cura dopo una giornata passata in grigio. Prima a messa con il suo amico dei tempi del Quirinale, il prefetto di Bologna Mosino, poi a pranzo sui colli. Sull’uscio della chiesa ha incontrato un Pierferdinado Casini intrigato di capire il no alla Commissione su Tangentopoli.
Cosa significa sul piano politico, presidente?
“Che anche in materia di giustizia la distanza fra me e molti della sinistra si sta assottigliando”.
Anche? In quali altri punti?
“Ad esempio sulla convinzione che se Rifondazione esce, si va alla crisi di governo. Ma sono convinto che Bertinotti alla fine capirà che il Chiapas è in Messico e qui siamo in Italia”.  D’Alema l’ha citata come esempio positivo.
“Il suo è stato un discorso serio e responsabile del leader di un partito democratico che conosce la nostra vita politica, economica, culturale, civile. Di un leader di una coalizione che sente la responsabilità di porre l’Italia in un orizzonte europeo. Si può consentire o dissentire dalle sue tesi. Ma certamente può e deve essere un avversario leale e serio”.  Il segretario Ds ha dipinto un quadro disastroso di quel centrodestra a cui guarda lei.
“D’Alema ha posto il suo partito come quello dell’uguaglianza. Quello che purtroppo ancora non esiste, per il congelamento di milioni di voti di italiani, è un partito liberaldemocratico competitore di uno socialdemocratico.  Spero che anche questo si possa realizzare rompendo l’immobilismo di un centrodestra sempre più isolato dalla vita del Paese”. 
Anni fa lei era un sostenitore della Commisione su Tangentopoli, adesso ha cambiato idea. Non vede una contraddizione?
“Allora sarebbe servita ad individuare le cause storiche delle gravi alterazioni del sistema politico ed economico. E a situare in un ambito estremamente ristretto le competenze dei magistrati di Milano che, diciamolo sinceramente, senza il crollo del muro di Berlino, avrebbero continuato a perseguire ladri di galline, sempre che li avessero trovati.  Ma adesso i guasti sono già stati fatti”.
Quali?
“Aver fatto credere alla gente che il pool è stato il fattore di cambiamento dell’Italia. Invece, ripeto, ha fatto più Gorbaciov di Borrelli, Havel di Davigo, i pastori protestanti di Colombo, Walesa del mio amico D’Ambrosio. Poi tutto è finito con l’elezione di Di Pietro al Mugello”.
La Commissione per lei è storicamente superata?
“Non potrebbe più rimettere ciascuno nel proprio ruolo, cosa che a dire il vero sta cominciando adesso a fare la politica. Anche se ancora non appare pienamente, è così.  Non avrebbe la serenità per poter ristruire la storia. E potrebbe far venire a qualcuno la tentazione di riscrivere la storia, condannando 50 anni di vita democratica”.
Contrario alla Commissione e insieme contrario ai magistrati, almeno di Milano. Di nuovo contraddizione?  “La Commissione sarebbe un ostacolo alla chiusura politica di Mani Pulite, si riaprirebbero piaghe. Per questo io sono sempre per l’amnistia. Per il bene della Repubblica e non per i tangentisti. Come fece Togliatti con i torturatori fascisti responsabili di crimini non particolarmente efferati. Amnistia per la pacificazione”.
Cosa può pensare Berlusconi della sua posizione?
“Non credo si preoccupi molto. Per lui notoriamente esiste solo Forza Italia e io sono una modesta comparsa nel teatro della politica”.