“Il
processo è corretto ma contesto le indagini”
da La Repubblica del 21.9.98
ROMA (d.m.) - Tre fogli introduttivi, seguiti da una quarantina di allegati.
Potrebbe essere una sorta di controinchiesta. In realtà è
solo la ricostruzione puntigliosa che Giuseppe Scattone, ingegnere di 72
anni, padre di Giovanni, uno tra gli imputati principali del processo per
l’omicidio di Marta Russo, ha inviato un mese fa al ministro della Giustizia
Flick. Nel memoriale, il padre di Scattone contesta soprattutto le indagini
preliminari. “Da quando c’è il dibattimento”, precisa, “mi sento
molto più tranquillo”. E questo perchè a suo parere, nel
corso dei dieci mesi d’indagini svolte da centinaia di investigatori e
coordinate dal pm Lasperanza con la supervisione dell’aggiunto Ormanni,
si sarebbero compiute decine e decine di palesi violazioni del codice penale
e di procedura. Testimonianze tardive, a volte lacunose e riempite con
il passare del tempo. Mancata verifica degli alibi che l’imputato avrebbe
offerto sin dall’inizio del suo arresto. “Tutto questo”, scrive ancora
l’ingegner Scattone, “mi fa temere che ci si avvii verso un altro di quei
tragici errori che hanno costellato la nostra recente storia giudiziaria,
con danni privati che nessuna riabilitazione potrà mai sanare”.
Come tutti i giorni, anche ieri il padre di Giovanni Scattone ha letto
i quotidiani e seguito i telegiornali. Non si è stupito più
di tanto della relazione del procuratore Vecchione.
“Ogni capo”, ha detto, “fa quadrato nei confronti dei suoi uomini.
Vecchione ha difeso Lasperanza e il procuratore Ormanni, come il professor
Romano ha cercato di difendere il prestigio del suo istituto”. Quello che
infastidisce l’ingegner Scattone è il “polverone politico” fatto
attorno al caso Alletto. “Sono per la separazione del potere esecutivo
da quello giudiziario, per dirla con le parole di Montesquieu. E’ bene
che la politica e il processo siano separati”. Stessa chiarezza e determinazione
quando si tratta di esprimere dei giudizi sul pm Lasperanza. “Non ce l’ho
con una singola persona, ma in generale nel modo con cui sono state condotte
le indagini preliminari che hanno coinvolto dall’ultimo poliziotto al Gip
Montoni”. E proprio a quest’ultimo, nelle sue vesti di giudice per le indagini
preliminari è dedicata gran parte del dossier spedito a Flick
e al Csm. Si lamentano decisioni assunte quasi in tempo reale e la mancanza
di quella terzietà attribuita dal nuovo codice alla figura del Gip.
L’ingegner Scattone è da sempre convinto dell’innocenza del
figlio e da quando Giovanni è stato arrestato dedica tutto il suo
tempo al processo e all’inchiesta svolta dalla procura. Un lavoro defatigante,
scandito dalla lettura di centinaia di pagine di verbale delle udienze,
di verifiche delle dichiarazioni, di analisi delle contraddizioni. In attesa
del suo momento, quando verrà in aula a testimoniare.
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