Castello, giustizia in ginocchio 

da Il Messaggero del 22.4.99

di ITALO CARMIGNANI
Era prevedibile: prima o poi la giustizia umbra avrebbe alzato bandiera bianca. E ieri è successo: il pretore di Città di Castello, Bruno Perla, ha abbassato le saracinesche della sua Pretura e ha affisso un cartello. La calligrafia era incerta, il messaggio chiarissimo: le udienze sono rinviate a tempi migliori per mancanza di personale. Niente di straordinario, appunto. Da tempo la giustizia umbra soffre di una crisi di numeri: troppi processi dove c’è poco personale e pochi dove rischia l’affollamento. E’ vero solo in parte che i Tribunali e le Preture umbre siano sguarnite. Come è accaduto per la sanità con i piccoli ospedali, il problema è quello di distribuire le persone. 
Nel caso di Città di Castello i conti tornano: nel piano di razionalizzazione degli uffici giudiziari, questa Pretura rimarrà aperta. Lo sarebbe rimasta anche nella prima versione del piano, quella più ristretta. Ma questo è il punto: l’aver fatto sopravvivere nell’ultima stesura del progetto gli stessi uffici attualmente in funzione (è stata tagliata solo la pretura di Castiglione del Lago) non consentirà lussi. Anzi. E’ la solita storia della coperta corta. 
Il cartello di Città di Castello, però, segna anche un altro passaggio. Per la prima volta anche la giustizia scende tra i normali. Come una banca rapinata, un negozio a lutto, una boutique senza più soldi spiccioli o un fornaio che non accetta assegni, grida la sua difficoltà sopra un semplice cartello. Per la prima volta la giustizia non si nasconde dietro le parrucche, le toghe, i ritardi e la polvere dei fascicoli. Per la prima volta ammette di non essere perfetta e uguale per tutti.