«Giusto processo», è muro contro muro Forza Italia-Ds

da La Gazzetta del Sud del 22.4.99

ROMA – Parte il fuoco di sbarramento di Forza Italia per blindare la riforma del “super-513”, da oggi alla Camera. Alla vigilia dell'esame in commissione, Marcello Pera attacca il Csm, che critica il testo varato dal Senato, accusando «una grave ingerenza». E tre deputati di An gli danno manforte, schierandosi senza esitare al suo fianco, mentre il diessino Carlo Leoni bolla l'iniziativa azzurra come «l'ennesima polemica pretestuosa». Riparte, insomma, lo scontro Fi-Ds sulla giustizia, mentre Nicola Mancino difende Palazzo dei Marescialli e chiede a tutti più calma. «Evitiamo la guerra permanente – arbitra la contesa il Presidente del Senato, in corsa anche per il Quirinale – sui rapporti magistratura-politica sarebbe preferibile, da parte della politica in generale e della stessa magistratura, un contributo volto al rasserenamento». Un invito che va a vuoto. Fa «sorridere» i tre di An e il responsabile per la giustizia di Forza Italia conferma le accuse, spalleggiato dall'ex ministro Filippo Mancuso, in una conferenza stampa appositamente convocata. Si alza il muro contro muro preannunciato da Berlusconi subito dopo la votazione liberatoria su Dell'Utri, alla Camera. E minacciato da Gaetano Pecorella alla fine della scorsa settimana nel corso di un convegno organizzato dai magistrati di sinistra. La battaglia si accende sulla riforma costituzionale per il «giusto processo», che gli azzurri considerano la madre di tutte le riforme. Pera scende in trincea in apertura di seduta, a palazzo Madama. E sbandiera un fascicolo di provenienza della sesta commissione del Csm. Contiene, tra l'altro, una bozza di documento (datata 4 marzo) che critica senza mezzi termini il testo dell'articolo 111 della Costituzione, appena uscito dal Senato, che introduce il «giusto processo». La commissione si augura una riflessione del Parlamento che «scongiuri i pericoli di una alterata approvazione della legge costituzionale». Ce n'è abbastanza per far gridare alla «grave interferenza del Csm sul Parlamento» Marcello Pera e i deputati di An Fragalà, Lo Presti e Simeoni. Inutilmente da palazzo dei Marescialli sottolineano che si tratta solo di una bozza, ancora da rivedere e votare, destinata al Guardasigilli. Pera non accetta scuse, tanto più che c'è anche un giallo nel giallo: nel fascicolo «incriminato» si trovano anche quattro pagine che ricalcano pari pari un promemoria dello stesso Pera. Chi le ha estratte dal computer del senatore azzurro? Ci sarà un'inchiesta, promette il presidente del Senato. Ma, mentre Pera e i suoi invitano il vice del Csm, Giovanni Verde, e il ministro Diliberto a respingere al mittente il documento «illegittimo», Mancino si schiera: «Il nostro ordinamento è complesso e non ci sono paratie», avverte Mancino. Parlamento e magistratura, dunque, sono «vasi comunicanti» che consentono una sinergia e le critiche vanno utilizzate per meglio decidere. Pera esagera, insomma. 

Lucio Tamburini