Ds contro la linea di Del Turco 

da Il Corriere della sera del 22.6.99 

MILANO - Lo chiamano «chiarimento». Ed è fissato per le 11 di stamane a palazzo San Macuto, quando Ottaviano Del Turco aprirà i lavori della commissione Antimafia. Ordine del giorno, «Caso Cancemi e riforma della normativa sui pentiti». Ma a stare agli umori della vigilia quello che si profila oggi ha l'aspetto, assai meno conciliante, di una resa dei conti politica nella maggioranza di centro-sinistra che il 27 aprile scorso ha riconfermato proprio Del Turco alla presidenza della Commissione. A pesare il senso della pioggia di reazioni suscitate dall'intervista di Del Turco al Corriere con l'appello a Ciampi ad intervenire per accelerare i tempi di una riforma sui pentiti impantanata dal febbraio '97 in commissione Giustizia del Senato, il solco che lo divide oggi dai Ds non appare infatti colmabile. Non paghi delle critiche già mosse nella giornata di domenica, attraverso il responsabile giustizia del partito Carlo Leoni, i Ds sono infatti tornati alla carica ieri, accusando il presidente dell'Antimafia di «visione razzista della legge». «Quando Del Turco afferma che dei rapporti tra mafia e politica i magistrati devono occuparsi solo se rimane del tempo - avverte Leoni - il ricordo va a Berlusconi, al suo invito a inseguire e condannare i poveracci, lasciando stare i colletti bianchi e i galantuomini che siedono in Parlamento. Questa è una visione razzista». 
Ad irritare Botteghe Oscure, probabilmente, la mancata marcia indietro di Del Turco che, al contrario, forte anche del pieno appoggio del segretario dello Sdi Enrico Boselli («Solo i ciechi non vogliono vedere quanto denunciato da Del Turco»), proprio ieri mattina è tornato sulla sua intervista, rivendicandone la fedeltà e allargandone il senso politico con un ulteriore auspicio condiviso dal vicepresidente del Senato Ersilia Salvato. Il «ritorno di una cultura e professionalità dell'investigazione che si è andata appannando soprattutto nelle indagini antimafia». 
Insomma, sale sulle ferite di una polemica aperta, alla cui ricomposizione non sembrano sufficienti le parole del capogruppo dei Popolari in Antimafia Giuseppe Scozzari, che nel condividere l'auspicio di Del Turco per il «ritorno della cultura dell'investigazione» si candida a pontiere della maggioranza riconoscendo tanto «l'abnormità di alcune dichiarazioni e comportamenti dei collaboratori di giustizia», quanto il loro «importante contributo dato al Paese». 
Il Polo, che in questa polemica si trova ad essere inatteso sostenitore di Del Turco, cui ieri hanno rinnovato solidarietà i deputati di An Fragalà, Lo Presti e Simeone, prova ad allargare la frattura politica nel centro-sinistra alzando i toni della polemica sui pentiti. E questo raccogliendo oltretutto lo spunto offerto ieri dalle parole del procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli, convinto sia della inopportunità dell'appello al capo dello Stato («Fuori luogo») sia dell'impossibilità di «chiudere la bocca ad un collaboratore senza incorrere nel rischio di essere accusato di voler nascondere la verità». 
Polemizzano dunque sia l'ex guardasigilli Biondi («All'alto magistrato milanese deve essere sfuggito che il capo dello Stato è anche il presidente del Csm») che Tiziana Maiolo, deputata azzurra in Antimafia: «Del Turco è stato magnanimo, perché il pericolo viene dal partito dei pm. I pentiti sono solo un'arma impropria messa nelle loro mani». 
Carlo Bonini,