Via
libera al giudice unico
da La Repubblica del 22.5.99
ROMA - Slitta al 2 gennaio 2000 parte della riforma del giudice unico
di primo grado. Il Consiglio dei ministri ha dato ieri il via libera al
decreto legge proposto dal ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto,
che limita alla parte ordinamentale della riforma (oltre che a quella civile)
l'entrata in vigore il prossimo 2 giugno. È stato rinviato invece
di sei mesi l'avvio del penale, delle impugnazioni nel processo del lavoro
e delle tabelle che prevedono il trasferimento dei singoli magistrati nelle
varie sedi.
"Il 2 giugno partirà l'attuazione di una grande riforma che
cambierà l'amministrazione della giustizia nel nostro paese", annuncia
il Guardasigilli. "L'esigenza di un rinvio per la parte penale era fortemente
avvertita, anche in vista dell'approvazione definitiva da parte del Parlamento
della revisione, in senso più garantista, del procedimento davanti
al tribunale monocratico". Sta ora al Parlamento convertire il decreto
entro sessanta giorni, apportando eventuali modifiche. "Ovviamente", assicura
Diliberto, "c'è la disponibilità del governo a una libera
discussione in sede di conversione, per recepire ogni stimolo e sollecitazione".
Fino al gennaio prossimo, dunque, in materia penale resteranno in vigore
le attuali regole sulla competenza: il giudice unico giudicherà
in composizione monocratica o collegiale a seconda che si trovi di fronte
a reati che oggi competono al pretore o al tribunale. Il 2 gennaio del
2000, invece, entreranno in vigore le nuove norme. Sempre che il Parlamento
riesca ad approvare definitivamente la riforma del processo penale davanti
al giudice monocratico, attualmente all'esame del Senato in seconda lettura.
È stata proprio la mancata approvazione ad indurre il ministro Diliberto
a presentare il decreto legge che prevede l'avvio del giudice unico in
due tempi. Ancora per sei mesi, inoltre, i processi d'appello in materia
di lavoro continueranno ad essere di competenza dei tribunali, a condizione
che il procedimento sia iniziato prima di giugno. Infine, slitta anche
l'entrata in vigore dei trasferimenti dei magistrati dovuti proprio
alle nuove regole sulla competenza.
Il differimento della parte processuale penale soddisfa i penalisti,
mentre Forza Italia ritiene il provvedimento incostituzionale ("il decreto
sovrappone la volontà del governo al Parlamento", spiega Gaetano
Pecorella) e chiede al presidente Ciampi di non controfirmarlo. Polemica
la Lega, secondo cui "il governo non è riuscito a tener fede agli
impegni presi e ha subito le pressioni degli avvocati, da una parte, e,
dall'altra, dei magistrati, che non vogliono come s' addice a una vera
casta l'aumento dei togati". "Questo rinvio vuole evitare un vuoto normativo
ed è assolutamente rispettoso del Parlamento", replica il responsabile
giustizia del Ppi, Pietro Carotti. "Semmai occorre sottolineare che proprio
chi puntava a un rinvio complessivo della riforma ha tutti i motivi per
essere deluso".
Proprio ieri il Csm ha diffuso i dati di un monitoraggio sulla situazione
degli uffici giudiziari alla vigilia dell'entrata in vigore della riforma.
E quello che ne emerge è un quadro di luci e di ombre. I locali
sono quasi ovunque pronti: il 68 per cento degli uffici non ha problemi;
ma in quasi tutti gli altri (30 per cento) "non sussistono le condizioni
minime per la partenza". Se si guarda però alle aule di udienza,
solo il 42 per cento degli uffici non ha problemi. Nel complesso, comunque,
la situazione viene ritenuta positiva, al punto da "far ragionevolmente
ritenere che nell'arco di pochi mesi possano essere risolte o portate quasi
a conclusione le insufficienze segnalate in un terzo degli uffici".
Tutt'altro quadro, invece, se ci si addentra nel campo delle dotazioni
informatiche. Ben il 70 per cento delle strutture registra una "inadeguatezza
preoccupante" dei sistemi informatici. Un deficit, sottolinea il Csm, che
per essere colmato "richiede adeguate risorse e tempi certamente non brevi".
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