L'allarme criminalità e i nuovi giustizieri 

da La Repubblica del 22.9.99

di CURZIO MALTESE 
NEL PAESE normale invocato un tempo da D'Alema forse i governi non si sarebbero riuniti in conclave a Villa Madama, invece che nell'apposito Palazzo Chigi, al chiuso di segrete stanze per discutere di ordine pubblico, lavoro e d'una finanziaria di modeste proporzioni. La patria del melodramma e dell'eterna emergenza ha rituali speciali. Ma quando il melodramma e l'eterna emergenza, oltre che nel cerimoniale di corte, incidono sulle soluzioni, allora c'è di che preoccuparsi. Il dibattito sulla sicurezza, in particolare, sta toccando in Italia vertici d'isterismo, confusione ed emotività che ricordano il celebre caso Di Bella: oggi come allora, sulla spinta di una destra irresponsabile nel cavalcare gli istinti peggiori e nello sfruttare, con dovizia di media e clamore di slogan, le spinte più irrazionali. 

OGGI come allora, grazie anche ai ritardi di una maggioranza di sinistra che ha sottovalutato fino all'ultimo la questione, per poi correre ai ripari in un clima già da caccia alle streghe. Con i Casini e i Fini che un giorno urlano allo stato di polizia e l'altro gridano all'armi (siam gollisti?), proponendo seriamente di sparare agli scafisti albanesi e di farsi giustizia da soli.
E' bene chiarire anzitutto che, nella crescita di micro e macro criminalità, la responsabilità maggiore grava sul Parlamento e sulle leggi approvate in questi ultimi due anni. E' facile, per un ceto politico che controlla la quasi totalità dell'informazione, a partire dal duopolio Rai-Mediaset, additare le colpe degli untori di turno. Sinistra e destra differiscono in questo soltanto dalla preferenza per il capro espiatorio. Quello della sinistra è storicamente il giornalismo, colpevole di aver drammatizzato l'emergenza criminalità. Salvo rendersi conto, più tardi, che la realtà era drammatica e rifugiarsi in improvvisate soluzioni poliziottesche importate dalla mitica New York. I capri espiatori della destra sono, come ognuno sa, i soliti magistrati (ieri forcaioli, oggi lassisti) e i troppi immigrati. Chissà perchè, visto che l'Italia conta il quintuplo degli omicidi rispetto a Germania o Inghilterra, pur ospitando un quinto o un sesto di immigrati. Quanto a giornalisti e magistrati, provano a fare il loro lavoro, gli uni raccontando i fatti, gli altri applicando le leggi. 
Il problema semmai sono le leggi da applicare. Che cambiano in continuazione e contraddicono gli obiettivi annunciati. Leggi come la Simeone, la riforma della 513 e altre studiate in questi anni per chiudere le inchieste e salvare imputati eccellenti, hanno alimentato il caos nelle aule di giustizia, rallentato i processi e rimesso in libertà centinaia e migliaia di delinquenti. Qualcuno, in tempi non sospetti, ha provato ad avvertire del pericolo. Ma è stato liquidato dai media berlusconiani e dagli stessi Casini e Fini, oggi giustizieri della notte, come giustizialista e forcaiolo. 
La guerra fra politica e magistrati, per meglio dire il bombardamento dei primi sui secondi, ha prodotto insomma l'effetto collaterale dell'aumento di illegalità sulla popolazione civile. 
Se il Parlamento non si assume la responsabilità di questi errori, se non vengono al più presto modificate leggi come la Simeone, non serviranno a nulla gli stanziamenti di centinaia di miliardi, le assunzioni di migliaia di poliziotti e l'applicazione dei braccialetti. Perchè una volta che i poliziotti avranno arrestato i criminali, e la magistratura li avrà giudicati, essi comunque torneranno in libertà. Perchè nelle democrazie la sicurezza non si garantisce con il numero dei poliziotti o con la licenza di uccidere, ma con leggi adeguate e pene certe. 
Questo meccanismo non difficile da capire, comincia a essere chiaro alla maggioranza. Sia pure, si capisce, fra mille distinguo e altrettante prese di posizione. Mentre i fondamentali democratici continuano a sfuggire a una destra che applica ormai in tutti i settori della vita nazionale la strategia di alimentare il Far West per poi presentarsi travestita da sceriffo. Una destra che fa quadrato intorno agli espedienti di Previti per far durare un anno un' udienza preliminare, e poi lamenta la lentezza della giustizia. Per fortuna, l'Italia non è ancora un Far West e non ha bisogno di sceriffi e giustizieri. Per fortuna, questa destra non governa ancora. Nell'attesa, la sinistra può provare a governare davvero, con le leggi e non con i mitra.