Ma
quattro sedi hanno già invertito la rotta
da Il Sole 24 ore del 23.4.99
ROMA — Alcune misure che il Parlamento sta valutando per dare sprint
alla giustizia amministrativa, a Milano sono già realtà.
In particolare, la possibilità di utilizzare l’esame della richiesta
di sospensiva per decidere il ricorso, se esistono le condizioni, anche
nel merito. È quanto la prima sezione del Tar lombardo, presieduta
da Giovanni Vacirca, che è anche a capo del tribunale, sta facendo
da più di un anno con l’obiettivo di aggredire l’arretrato. Il metodo
adottato è stato quello di studiare la sospensiva anche con un occhio
rivolto alla decisione nel merito. Il giudice dunque ha così l’opportunità
di capire se il ricorso è, per esempio, improcedibile o inammissibile
o fondato e, sulla scorta della valutazione, di fissare l’udienza dopo
due mesi. È il tempo minimo previsto dalla legge per consentire
alle parti di approntare la difesa.
In questo modo si ottiene un sensibile risparmio di tempo, anche perché
il ricorso viene "seguito" sempre dallo stesso magistrato, che conosce
la causa sia ai fini della sospensiva che del merito. Ed è quanto
la riforma vorrebbe istituzionalizzare, mentre oggi nella gran parte dei
casi una causa viene studiata per l’istanza cautelare e poi lasciata cadere.
A causa dell’arretrato, passano anche anni prima che quello stesso ricorso
venga iscritto a ruolo per la decisione di merito. A quel punto, il giudice
che dovrà approfondire la questione, che con ogni probabilità
non sarà più quello che ha valutato la sospensiva, dovrà
ristudiare tutto il ricorso, con un aggravio dei tempi del processo.
Non è, tuttavia, l’unica soluzione che la prima sezione del
Tar lombardo ha escogitato per dare un taglio alle cause pendenti, che
in tutto il tribunale hanno raggiunto, a fine marzo scorso, la quota di
51.548. Un altro metodo è quello di accorpare i ricorsi per materia
e di deciderli in udienze "monotematiche". Meccanismo che viene utilizzato
anche da altri tre Tar (Abruzzo, Trieste e Umbria) e in tutte e quattro
le realtà i risultati sono apprezzabili: i ricorsi decisi sono superiori
a quelli arrivati («Il Sole-24 Ore del Lunedì» del 26
aprile pubblicherà la statistica). A questo punto una domanda è
d’obbligo: perché anche negli altri Tar non si fa altrettanto?
A.Che.
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