Il presidente Zucconi ha convocato per oggi la prima assemblea generale nella storia dei giudici di legittimità 

da Il Sole 24 ore del 23.4.99

ROMA — Troppi ricorsi, troppi contrasti, troppi avvocati e, soprattutto, troppa indifferenza da parte del Governo e del Parlamento di fronte al progressivo snaturamento della Corte di cassazione, divenuta un ibrido, a metà tra un giudice di terzo grado, che interviene anche sui fatti, e un giudice di sola legittimità, che non deve entrare nel merito. Come uscire da questa crisi di identità? I giudici della Suprema corte ne parleranno oggi in un’assemblea convocata dal primo presidente, Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, alla quale parteciperanno anche il presidente della Repubblica Scalfaro e il ministro della Giustizia Diliberto. L’obiettivo è individuare collegialmente risposte organizzative e legislative per uscire dal tunnel e restuire efficienza a un organo sommerso da un numero crescente di ricorsi, presentati, spesso solo a fini dilatori, contro ogni tipo di provvedimento. 
L’evento è di quelli destinati a rimanere nella storia, quanto meno per il fatto che mai prima d’ora un primo presidente della Cassazione aveva convocato l’assemblea dei giudici, benché questa sia prevista dalla legge sull’ordinamento giudiziario del 1942. Zucconi, nella sua breve presidenza (sette mesi, che scadranno a giugno per limiti di età), ha avuto il coraggio di farlo. E di vero e proprio coraggio si tratta, visti gli umori e le reazioni suscitate da questa iniziativa al Palazzaccio, tra i 400 magistrati che lo popolano (giudici e sostituti procuratori generali). Umori e reazioni che vanno dall’entusiasmo allo scetticismo, finanche alla critica di chi mal sopporta l’idea di una gestione collegiale, partecipata della suprema Corte. Dove le resistenze rispetto al nuovo sono molto forti. 
Considerato l’alto numero di presenze, è stato previsto un contingentamento dei tempi onde evitare una riunione fiume (per consentire la partecipazione di tutti sono state rinviate le udienze fissate per oggi e domani). I quattro giudici relatori avranno 12 minuti a disposizione; soltanto 5 minuti gli altri che vorranno intervenire. Alla fine è previsto un voto.
Nelle proposte oggi discusse al Palazzaccio troveranno largo spazio modifiche costituzionali, processuali e autoriforme organizzative. Ernesto Lupo (relatore sul civile) rilancerà l’idea di introdurre per legge dei filtri ai ricorsi, come la possibilità di decidere in camera di consiglio quelli palesemente infondati, o anche quelli fondati su cui la Corte si sia già chiaramente pronunciata (si pensi ai ricorsi in materia di lavoro e previdenza). Più radicale la proposta di escludere, tra i motivi di ricorso, quelli per insufficiente o contraddittoria motivazione, che sono l’anticamera per costringere la Corte a un terzo giudizio di merito. 
Se la prospettiva si sposta dal ricorso al giudice, si entra nella sfera della professionalità. Stefano Evangelista dà una prima, delicata indicazione: sviluppare la cultura del precedente (giurisprudenziale) e fare della fedeltà al precedente un vero e proprio dovere funzionale, con conseguenze sul piano deontologico. Il rinvio al precedente consentirà una motivazione per relationem. Se proprio dovessero manifestarsi legittimi contrasti nella sezione (o tra sezioni), anziché trascinarli per anni con effetti amplificativi (e disomogenei) nelle decisioni di merito, il presidente di sezione (o il primo presidente) potrà convocare l’assemblea di sezione o quella generale; e se il contrasto investa una decisione delle sezioni unite, a queste andrà assegnato il ricorso.
Dopo aver guardato in casa propria ci si rivolge anche al Csm, invitandolo a privilegiare, nel conferimento delle funzioni di cassazione, le attitudini rispetto all’anzianità, e a dare la precedenza ai magistrati che abbiano fatto esperienza presso il massimario e il ruolo della Corte. Al legislatore, infine, si chiedono criteri selettivi per l’iscrizione degli avvocati all’albo dei cassazionisti, il cui numero in Italia (decine di migliaia) non ha uguali in alcun Paese al mondo.
Nel contesto normativo si pone anche l’intervento di Aniello Nappi, che ancor più drasticamente proporrà un intervento sull’articolo 111 — visto che è gia in cantiere per il "giusto processo" — "decostituzionalizzando" il ricorso per Cassazione, così da poter introdurre efficaci criteri selettivi. 
In materia penale, un richiamo allo stile delle sentenze (che siano chiare e concise) viene da Antonio Agrò, che tra l’altro propone una riduzione dei ricorsi alla fonte (con l’abrogazione di quelli personali), nonché dei provvedimenti impugnabili (il codice di procedura penale ne annovera, da solo, 35 tipi). Secondo Nappi, poi, quando la sentenza di primo grado è di assoluzione, l’appello dovrebbe limitarsi ai vizi di motivazione o alla violazione di legge; ma in questi casi la decisione dovrebbe essere solo di conferma o di annullamento, non di riforma. E anche quando la sentenza di primo grado sia di condanna, l’appello andrebbe circoscritto ai motivi di condanna, e non al fatto. Infine viene prospettata una piccola rivoluzione (che farà discutere) in tema di prescrizione, per ridurre i casi di impugnazione a soli fini dilatori: modificare l’articolo 129 Cpp nel senso che la prescrizione del reato sopravvenuta al ricorso non sia rilevabile né in appello né in Cassazione in tutti i casi in cui l’impugnazione stessa sia dichiarata inammissibile.
Angelo Ciancarella
Donatella Stasio