Barbera:
c'è stata sovraesposizione dei giudici
da Il Corriere della sera del 23.2.99
MILANO - Professor Barbera, condivide la denuncia del presidente della
Corte costituzionale, Renato Granata, secondo cui le polemiche rischiano
di delegittimare oltre che la Consulta anche altre istituzioni?
«Sì, però...». Augusto Barbera, costituzionalista
ed esponente referendario, esprime un punto di vista articolato.
Si spieghi meglio.
«Chi avanza dubbi sull'operato della Corte è in parte
giustificato perché, occorre ammetterlo, la Corte si è sovraesposta».
Granata sostiene che tutto questo rumore getta discredito sulla Corte...
«Certo coglie una punta di verità. Certi toni usati proprio
da chi non ha letto le sentenze sono da condannare. Tuttavia, la giurisprudenza
della Corte in materia di referendum e quella sulla legittimità
delle leggi - in particolare quella cosiddetta manipolativa - hanno finito
con lo svolgere una funzione di supplenza nei confronti del legislatore.
Dal 1978 ad oggi, con il moltiplicarsi dei quesiti, la Consulta ha subito
una sorta di sovraesposizione. E questa sovraesposizione ha provocato critiche
di segno politico, spesso ingenerose».
Se la Consulta supplisce, il Parlamento è inadempiente...
«Sì, la Corte è stata costretta ad intervenire
più volte costruendo un vero e proprio diritto giurisprudenziale...».
Molti però hanno usato il referendum come un grimaldello?
«E' vero, c'è stato un abuso dello strumento referendario.
E non va dimenticato che la Corte, solo l'anno scorso, si è trovata
di fronte a trenta richieste di consultazione popolare; questo susseguirsi
di ondate l'ha indotta a costruire dei limiti che non erano esplicitamente
previsti nella Costituzione. E così si è sostituita al legislatore.
Ciò è avvenuto per i referendum nonché per altre questioni
di legittimità costituzionale. Per esempio, nel caso del 513 la
Corte è giunta a una conclusione che condivido pienamente ma ha
dovuto usare uno strumento - la sentenza manipolativa - che il Parlamento
considera un'usurpazione».
Tutto ciò non rende attuale riformare la stessa Corte costituzionale?
Un deputato dei Ds Antonio Soda ha avanzato un progetto di modifica...
«Quello di Soda mi sembra l'espressione di un tardo giacobinismo
di cui non c'era affatto bisogno».
Lei, quindi, non ritiene necessario riformare la Consulta
«Assolutamente no».
A parte il «tardo giacobinismo alla Soda», non è
forse il tempo di cambiare qualcosa nel funzionamento della Corte?
«Se allude all'introduzione della dissenting opinion sono d'accordo
perché rende più trasparente le decisioni. Condivido anche
il progetto di chi vuole introdurre una norma che preveda la ineleggibilità
a cariche pubbliche per cinque anni dei giudici costituzionali. Infine,
last but not least, servirebbe un controllo di ammissibilità, fatto
dalla stessa Corte, dopo le prime cinquantamila firme. Si eviterebbe una
drammatizzazione dello scontro».
Lorenzo Fuccaro,
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