“C’è un progetto contro i pm” 

da La Repubblica del 23.1.99

di MARCO TRAVAGLIO 
TORINO - L’allarme serpeggiava da tempo, nelle procure. Il progetto che taglierebbe le unghie ai pubblici ministeri, privandoli del potere-dovere di “prendere le notizie dei reati di propria iniziativa”, era allo studio da due anni alla commissione creata presso il ministero dell’Interno e presieduta da Giovanni Conso. Ora però, sull’ onda del caso-Milano, pare che abbia subìto un’accelerazione, di
pari passo con la riorganizzazione delle forze di polizia. A lanciare l’allarme, ieri, è stato il procuratore aggiunto presso la Pretura di Torino Raffaele Guariniello, impegnato nell’inchiesta sul doping nel calcio e in altre indagini delicatissime: quasi tutte nate per l’iniziativa autonoma del pm, senza denunce delle forze di polizia o delle vittime dei reati. “Indagini che, se passasse quella norma, sarebbero impossibili”, denuncia Guariniello, “con un notevole abbassamento del controllo di legalità su molti tipi di reato: quelli che la gente, per vari motivi, è meno portata a denunciare. Il tutto, mentre si parla di potenziare la lotta alla criminalità...”.
Preoccupazioni condivise dai magistrati presenti ieri al convegno su “Lotta alla corruzione internazionale: le proposte dell’ Unione europea”, organizzato a Torino dall’eurodeputato Ds Rinaldo Bontempi, da “Libera” e da Trasparency International. “Un progetto molto preoccupante”, dice Edmondo Bruti Liberati: “è giusto incentivare le indagini autonome della polizia giudiziaria, ma
sarebbe assurdo limitare i poteri del pm. In Belgio è stata appena approvata una norma che obbliga la polizia giudiziaria, responsabile di gravi deviazioni nel caso Dutroux, a informare tempestivamente i pm del suo lavoro.
Da noi mi pare che s’ imbocchi la strada opposta”.
“Sarebbe l’anticamera del controllo dell’esecutivo sull’azione penale”, rincara il procuratore aggiunto Marcello Maddalena: “le indagini nascerebbero soltanto per iniziativa degli organi di polizia, che dipendono dal governo. L’inizio della fine per l’indipendenza della magistratura e per l’obbligatorietà dell’azione penale”. 
Il pomo della discordia è la “Relazione della seconda fase di lavoro” svolto dal comitato Conso e già trasmesso al ministero di Grazia e Giustizia (che in serata ha preso le distanze dal progetto: “Stiamo lavorando sull’integrazione dei poteri tra pm e polizia giudiziaria, non certo sull’esautoramento di uno rispetto all’altro”). “La ricerca della notizia di reato - si legge nell’articolato - concerne più la polizia di prevenzione che la polizia di repressione”.  Pertanto “il Comitato propone di attribuire la funzione di ricercare (“prendere”) la notizia di reato solo alla polizia giudiziaria”. Esautorate anche le sezioni di polizia giudiziaria presso le procure, per “la stretta relazione funzionale che le lega al Pm”.
Guariniello non ci sta: “Il Pm sarebbe ridotto a una funzione di ricettore passivo, costretto ad attendere nel suo ufficio l’iniziativa di soggetti non proprio alieni da condizionamenti esterni: le varie forze di polizia, che rispondono al governo, e le vittime dei reati, che molto spesso hanno paura di denunciare certi fatti”. Il pm allude soprattutto alle inchieste nate in questi anni in materia di salute e sicurezza pubblica:
“Con questa norma, non avremmo potuto dar vita all’ osservatorio sui tumori da amianto, che ci ha consentito di scoprire 8 mila casi sommersi e processare decine di aziende responsabili. Un buon 60 per cento delle indagini nascono per iniziativa del pm, che va in cerca di quei reati che nessuno vede o vuole vedere. Ad esempio quelle sul doping, i videogiochi pericolosi, il benzene, le infezioni ospedaliere, le malattie professionali e le morti bianche sul lavoro. Con questa riforma non si faranno più neanche quelle. Spero che il ministro Diliberto, molto sensibile a questi problemi, faccia conoscere presto il suo pensiero”.