Il complesso delle garanzie processuali  sofferta ed irrinunciabile conquista di civiltà giuridica 

da Il Mattino del 23.1.99

Michele Pinto* 
Massimo Di Lauro in una nota dal titolo «Le cifre nere della Giustizia» pubblicata giorni fa, riportando rilievi critici espressi sul tema giustizia dai Procuratori Generali della Repubblica presso la Corte di Cassazione e presso le varie Corti di Appello del Paese, sottolinea con particolare lucidità, come si colga, in tutte le relazioni svolte in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, e nella stessa opinione pubblica, una forte tensione verso il ripristino della legalità, e si avverta delusione per i risultati di una politica che non ha aggredito, in giusta misura nel settore penale, il nodo centrale del problema: la certezza delle pene che, come ha dichiarato il Procuratore Cordova, «esiste solo all’inferno, perché tra depenalizzazioni, ridimensionamenti, amnistie, condoni, scarcerazioni, prescrizioni, modifiche del regime detentivo, la pena diventa un evento aleatorio, improbabile, remoto». La testuale citazione riportata è funzionale non solo all’avvertita esigenza di nulla «togliere» all’espressione di un pensiero altrui, ma anche per non correre il rischio che una sintesi ne violi od alteri il vero significato. Ma la citazione stessa mostra come un latente disagio sia presente anche nelle responsabili dichiarazioni di autorevoli esponenti del mondo giudiziario. Quando si denuncia, il mancato ripristino della legalità violata e pressanti rilievi sono espressi proprio da chi il cittadino identifica presidio della legalità. 
Diffusa è, purtroppo, la delusione per l’inefficacia delle riforme fin qui apportate al rito processuale e si insiste sull’inaffidabilità concreta della certezza della pena; giudizio che però omette di osservare come i provvedimenti relativi all’esecuzione della pena, verso la quale troppo si indulgerebbe, pur se assunti nell’ambito di generali principi normativi, siano di competenza esclusiva della magistratura. Si sollecita, e giustamente, una giustizia più rapida, si adottano perciò i possibili rimedi, quali il giudice unico, il giudice di pace, ecc. considerati strumenti capaci di rendere più spedita la definizione dei processi, ma, mentre si sta lavorando per affinare il rito per la celebrazione del processo monocratico nelle stesse sedi della giustizia si riprende a discutere, offrendo così un alibi a quella parte politica che ieri l’aveva sostenuta ed oggi minaccia la promozione del referendum abrogativo della legge istitutiva.Per rendere, poi, più incisivo il giudizio critico complessivo sulla reale crisi della giustizia, si incriminano amnistie e condoni, di cui si è invece perduta quasi la memoria, dopo le troppo ricorrenti frequenze di altri tempi.Infine si invoca da un lato la depenalizzazione dei reati minori, ma dall’altro si imputa ad essa un eccessivo lassismo verso la criminalità. 
Per provocare in positivo una risposta che ripristini la speranza e restituisca ai cittadini la fiducia nelle istituzioni e nella giustizia, Di Lauro chiede: «Come risponderanno i politici al grido di dolore dei procuratori generali ed al pesantissimo bilancio di disfunzione del sistema giudiziario?». A questa domanda, della quale per specifico ruolo istituzionale mi sento anch’io destinatario, tento di dare
con umiltà e senso di responsabilità una risposta: imprimiamo, ciascuno nell’ambito di competenze e doveri, un impulso forte alle cose da fare: che sono molte e non facili. E sul punto centrale della «effettività e certezza della pena» va subito detto che tanto non può realizzarsi con un solo provvedimento, bensì attraverso un insieme coordinato di iniziative legislative su cui ricercare ampie
convergenze, raffreddando pur presenti spinte emotive e ricordando che la pena non deve essere solo «certa» ma anche «giusta», conseguenza, cioè, di un «giusto» processo. 
La Commissione Giustizia del Senato si sta alacramente impegnando nell’esame dei più urgenti provvedimenti e fin dalla prossima settimana, come annunciato dal presidente Mancino, in Aula si terrà una sorta di «sessione speciale», occupandosi di un disegno di legge sul giudice di pace e sulla nuova competenza penale assegnatagli, dalla costituzionalizzazione del principio del contraddittorio
nel processo penale, della depenalizzazione; mentre altri provvedimenti (ad es. i nuovi tribunali nelle aree metropolitane ecc) già risultano approvati da questo ramo del Parlamento. 
Dalla Camera dei deputati, egualmente impegnata sui temi della giustizia, il Senato attende ora l’approvazione di altri importanti iniziative legislative, quali il nuovo rito per i procedimenti di competenza del giudice unico. Importante, poi, è l’impegno manifestato dalla Commissione che ho l’onore di presiedere e fatto proprio dal ministro Diliberto, di rendere finalmente adeguata alle esigenze, fin dai prossimi documenti di bilancio, la dotazione finanziaria per la giustizia. L’intero governo, poi, ed in particolare il ministro dell’Interno, ha predisposto una serie di urgenti misure a tutela della sicurezza dei cittadini con un più incisivo coinvolgimento dei sindaci delle grandi città. Ottimistico ed anzi illusorio pensare, però, che tanto basti. Abbiamo di certo piena coscienza e chiara
visione del lungo e non facile cammino ancora da fare per restituire indiscussa autorità allo Stato ed alla Legge, ripristinare piena fiducia dei cittadini in una Giustizia intesa come strumento punitivo efficace e sollecito, ispirato ai principi costituzionali dell’umanità e della rieducazione, ma severo ed anche inclemente quando serva, garantista sempre in tutti i propri atti, eretto a giusta difesa dei
diritti privati o pubblici, comunque violati. Forti motivazioni perciò non mancano né al Parlamento né al Governo per corrispondere alle giuste attese della società. Una sola cosa - e di certo Di Lauro concorderà - non può però essere invocata; annullare o comprimere il complesso delle garanzie processuali che rappresentano una sofferta, difficile ed irrinunciabile conquista di civiltà giuridica che
finalmente ha allineato il nostro Paese ai livelli delle altre nazioni europee. 
*Presidente Commissione Giustizia Senato