«Depenalizzare non vuol dire abbassare la guardia» 

da Il Mattino del 23.6.99

Condannare chi imbratta i muri a ritinteggiarli, costringere chi sporca le strade a vestire per qualche giorno i panni dello spazzino, far trascorrere il fine settimana in un canile a chi maltratta gli animali. Non sarebbero preferibili queste «condanne esemplari» più che il carcere, se il reato contestato è di scarso o nessun allarme sociale? Per il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, non c’è dubbio: le sbarre di una prigione non sono il toccasana per risolvere i problemi della giustizia. Anzi: se tutti, anche nei casi di reati di scarsissimo rilievo, finiscono davanti al giudice, questi avrà un sovraccarico di lavoro che è destinato a incidere sulla durata dei processi. 
È una difesa a spada tratta della depenalizzazione, quella pronunciata ieri dal Guardasigilli, davanti agli ufficiali della Scuola tributaria della Guardia di Finanza, a Roma. Il provvedimento, con il quale il Parlamento delega il governo a cancellare un centinaio di reati, non sarebbe però stato inteso dai cittadini. È questo il timore del ministro, che ci tiene a sottolineare come depenalizzazione non significhi abbassare la guardia. «La coscienza sociale percepisce ancora la depenalizzazione come un fatto da prendere con le pinze. In Italia si ritiene che soltanto la sanzione penale abbia un’efficacia deterrente e un reale peso punitivo», dice Diliberto, convinto che questo atteggiamento sia tipico di «una società non sana, una società in crisi». 
La soluzione adottata dalle Camere punta a ridurre del 20-30 per cento il contenzioso penale, nonché ad accelerare i processi, evitando così che molti finiscano nel nulla. Una condanna che arriva tardi, e spesso anche troppo tardi, è di fatto inapplicabile a causa della prescrizione del reato. «Le sanzioni pecuniarie - continua il ministro - e di tipo interdittivo sono più utili se si pensa che spesso la sanzione penale è inapplicata, perché sospesa con la condizionale, o elusa». Ma la depenalizzazione può servire anche a liberare le forze dell’ordine da una serie di compiti minori, lasciando loro maggiore spazio per combattere la criminalità. Per le Fiamme gialle interviene il comandante generale Rolando Mosca Moschini, soddisfatto perché sono state tenute in piena considerazione alcune perplessità e proposte della Guardia di Finanza. Dai reati da depenalizzare è stato eliminato, attraverso un emendamento del governo, il contrabbando di tabacchi. «Si tratta di un fenomeno gravissimo che ha strette connessioni con la criminalità organizzata», ha sottolineato il generale.