Legali: esami solo in «sede» 

da Il Sole 24 ore del 23.11.99

ROMA — Le sperequazioni nei risultati dell’esame di Stato tra un distretto e l’altro sono nel mirino del Consiglio nazionale forense e degli Ordini distrettuali. L’assemblea, che si è tenuta sabato a Roma, ha approvato una delibera di indirizzo in cui si chiede agli Ordini di non rilasciare un secondo certificato di compiuta pratica. Questa procedura riguarda molti aspiranti alla professione che, dopo ripetute bocciature, svolgono un quinto semestre di tirocinio (quelli obbligatori sono quattro) in una sede distrettuale caratterizzata da un indice di promossi all’esame di Stato superiore alla media.

L’intenzione è quella di frenare gli spostamenti strumentali, per cercare una commissione più generosa nelle valutazioni dei candidati. I vertici forensi, inoltre, sollecitano «l’approvazione di una nuova regolamentazione che consenta di semplificare la procedura degli esami e di effettuare le prove nelle sedi distrettuali, con correzioni dei compiti scritti sottratte al principio della territorialità». In questo senso si dà mandato al Consiglio nazionale forense per cercare di aprire un varco normativo: evitando la contiguità territoriale di chi corregge il compito, si dovrebbe assicurare maggiore imparzialità e criteri di valutazione più oggettivi.

«La delibera — spiega Remo Danovi, vicepresidente del Consiglio nazionale forense — è una dura presa di posizione contro le differenze patologiche dei risultati dell’esame registrate in alcuni distretti. È un primo passo per cercare di riportare omogeneità, equilibrio e giustizia nei giudizi di abilitazione».

La delibera adottata sabato fa seguito alla relazione dello stesso Danovi, svolta al Consiglio nazionale del 16 ottobre e fatta propria dal "parlamentino" degli avvocati (si veda «Il Sole-24 Ore» del 30 ottobre 1999). In quel documento si delineava la patologia: a Catanzaro, per esempio, la vicenda degli esami è entrata nei faldoni dalle magistratura, a Reggio Calabria i promossi sono circa l’85%, contro il 42% della media nazionale. Tuttavia, le percentuali minime si fermano intorno al 20-25% di L’Aquila, Trento, Trieste (si veda la tabella). Una geografia che difficilmente può essere ricondotta solo al diverso grado di preparazione dei candidati.

A questi risultati, ormai consolidati negli anni, si è aggiunto nel ’99 il caso di Milano, dove le bocciature agli scritti hanno superato il 70 per cento. Proprio nel capoluogo lombardo il Tar ha riconosciuto «apprezzabili profili di fondatezza» per alcuni motivi di ricorso e sta verificando la congruità dei tempi di correzione dei compiti.

Alla ricostruzione del quadro, Danovi — sempre nella seduta del 16 ottobre — aveva fatto seguire alcune proposte per ripristinare una situazione di equità, tra cui la correzione dei compiti slegata dalla territorialità, che è stata accettata dall’assemblea degli Ordini di sabato. Nella delibera, invece, non si fa cenno ad altre soluzioni, più radicali, prospettate sempre da Danovi in ottobre. Il ventaglio di ipotesi andava dall’esame nazionale in poche sedi a libera scelta, alla previsione di due soli scritti, fino all’esclusione degli avvocati dalla commissione. E in modo provocatorio, Danovi si era anche spinto a prospettare l’abolizione dell’esame, se non sarà possibile rendere «giuste» le procedure di abilitazione.

In ogni caso, la delibera di sabato costituisce un segno della volontà moralizzatrice. Per quanto riguarda il tirocinio, non solo si chiede di evitare il rilascio di un doppio certificato, ma si sollecitano anche i Consigli ad accertare «con rigore l’effettuazione della pratica nell’ultimo semestre — ove il trasferimento sia avvenuto prima del compimento dei due anni iniziali — comunicando al Consiglio dell’Ordine di provenienza la nuova residenza dichiarata, al fine di esercitare i più opportuni controlli». 

Inoltre, i Consigli dell’Ordine di provenienza e di trasferimento sono invitati a comunicare al Consiglio nazionale il numero dei praticanti che hanno cambiato sede per la pratica. L’obiettivo è di monitorare il fenomeno «per le valutazioni più opportune».

La delibera si chiude dando mandato al Consiglio nazionale affinché il principio di terzietà per la correzione dei compiti sia osservato anche per la sessione di prove che inizierà a metà dicembre. Si tratta di un auspicio che difficilmente potrà essere attuato, mancando meno di un mese all’apertura degli esami: resta comunque il valore dell’appello, affinché i commissari si ispirino a «equità» nella valutazione degli scritti.

Maria Carla De Cesari