«La giustizia ad un passo dalla paralisi»

da Il Messaggero del 23.11.99

di ASTERIO TUBALDI
Giustizia verso la paralisi? Appare più di un monito quello lanciato da tre giudici onorari che interpretano bene il malessere dei loro colleghi impegnati quotidianamente nelle varie sedi dei tribunali di Macerata e Civitanova nell’affiancare il lavoro dei giudici togati. Si tratta degli avvocati Sergio Sergi, Paolo Carnevali e Gianluca Micheletti, tutti e tre impegnati nel ramo della giustizia civile. Sottovalutare il rischio di un blocco dell’attività giudiziaria sarebbe estremamente grave, affermano i tre giudici onorari, perché sono proprio i tribunali più piccoli, come quelli di Macerata e Civitanova, che contano su un forte organico di giudici onorari, ad affrontare serie ripercussioni negative dall’eventuale abbandono in massa di costoro dalle funzioni giudicanti. Infatti, quando il prossimo anno verrà completata la riforma del giudice unico, gli avvocati che vestono la toga di giudice si troveranno con le spalle al muro, obbligati a scegliere fra la loro professione e quella di magistrato. Sì, perché nel 2000 scatterà, con la riforma a regime, l’incompatibilità di esercitare entrambe le funzioni nell’ambito dello stesso distretto della Corte d’Appello che ha sede unica nelle Marche ad Ancona. E’ facile immaginare a questo punto come la scelta finirà per cadere sulla professione dell’avvocatura con l’inevitabile paralisi dei palazzi di giustizia. «Chi sarà mai, infatti, quel coraggioso, votato al martirio, disposto a fare una scelta diversa quando il compenso dei giudici onorari è di appena 60 mila lire ad udienza? Per una cifra del genere chi mai potrà pensare di fare il giudice onorario presso un tribunale fuori regione? A farne di più le spese, come dicevamo, saranno i nostri tribunali - afferma l’avvocato Carnevali - perché a fronte di un esiguo numero di magistrati togati operano decine di giudici onorari (nel solo tribunale di Macerata se ne contano circa 30). Si pagano anni di sbagliata valutazione da parte del ministero - aggiunge Carnevali - che, chissà perché, ha sempre pensato che nei tribunali come i nostri non ci sia una gran mole di lavoro da svolgere quotidianamente partendo dall’errata considerazione che la nostra zona è tranquilla. E le conseguenze di ciò si fanno, oggi, pesantemente sentire con una magistratura togata che si trova quasi sempre scoperta in fatto di organico. Così il ricorso ai giudici onorari è divenuto una prassi continua e necessaria. Paradossalmente, insomma, sta meglio Roma che Macerata: una causa civile dura molto di più nel capoluogo di provincia che nella capitale dove ci sono molti più giudici effettivi in rapporto a quelli onorari. «Lo sa che cosa accadrà - dice Gianluca Micheletti, quando il prossimo anno scatterà l’incompatibilità e noi tutti ce ne andremo? La giustizia dovrà far ricorso a gente che non è del ramo e pescare fra laureati che non hanno mai esercitato e visto un’aula di tribunale».
Aveva intuito bene l’avvocato Ingrilli quando nel 1995 mise in piedi un coordinamento nazionale dei giudici onorari d’Italia: ora vuola andare al «Maurizio Costanzo show» per denunciare la loro situazione. Fra le richieste, afferma l’avvocato Sergi, c’è quella dell’inglobamento di noi giudici onorari nella magistratura togata. Chi ha esercitato per parecchi anni la funzione onoraria dovrebbe almeno essergli riconosciuto qualche punteggio in più ai fini concorsuali.