«Meno ricorsi in Cassazione» 

da Il Sole 24 ore del 23.9.99

ROMA — Uniti alla meta. Il Governo potrà contare sull’appoggio della maggioranza nella strategia contro la criminalità diffusa. L’impegno solenne è stato preso ieri, dopo un lungo vertice a palazzo Chigi, sulla base di un «programma organico e concreto» che prevede una serie di misure finanziarie, organizzative e legislative. Per esempio, mettere fine ai ricorsi in Cassazione presentati soltanto per perdere tempo e guadagnare la prescrizione; rendere meno automatica la concessione di benefici carcerari, a cominciare dalla sospensione condizionale della pena; aumentare il margine di autonomia della polizia giudiziaria durante le indagini preliminari. Interventi che il Governo vuole mettere in campo già dalla prossima settimana, quando la commissione Giustizia della Camera tornerà a occuparsi del "pacchetto-sicurezza" varato con scarso successo nella scorsa primavera (anche per le divisioni nella maggioranza), e che ora sarà opportunamente integrato e corretto. Peraltro, la strategia contro la «criminalità diffusa» potrà contare su 1000 miliardi stanziati dalla Finanziaria per assumere poliziotti, magistrati e cancellieri, sperimentare il braccialetto elettronico, informatizzare gli uffici giudiziari e aggiornare il casellario. Ma Governo e maggioranza puntano anche su un maggior coodinamento delle forze dell’ordine e sulla creazione, in tutte le Procure della Repubblica, di pool specializzati nella lotta alla micro-criminalità. Tanto più che l’Istat fa sapere che nei primi mesi del ’99 furti e scippi sono aumentati del 5 e 6% mentre sono diminuiti omicidi e rapine.
E’ durato quattro ore il confronto voluto dal presidente del Consiglio per evitare che il tema della sicurezza — una delle priorità dell’azione dell’Esecutivo nei prossimi 500 giorni — diventi l’ennesima occasione di scollamento del Governo dalla sua maggioranza. Un confronto estremamente fecondo, stando alle dichiarazione dei capigruppo e dei presidenti delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali, giunti a palazzo Chigi nel primo pomeriggio insieme ai ministri del_l’Interno e della Giustizia, Jervolino e Diliberto. «Un incontro positivo» ha ammesso il Verde Mauro Paissan (che però ha chiesto una «nuova politica in materia di droga»); «Si fa sul serio» è stato il commento di Franco Monaco (Democratici); «Nella maggioranza non c’è un’oncia di differenziazione», ha assicurato Michele Pinto (Ppi); e Anna Finocchiaro Fidelbo non ha dubbi: «A un problema grosso si sta finalmente rispondendo in modo serio». Quanto basta perché Diliberto possa dire, soddisfatto: «La maggioranza è compatta e andrà avanti in Parlamento col pacchetto-sicurezza».
Adesso, infatti, la parola torna alla commissione Giustizia della Camera. Ieri il Comitato ristretto avrebbe dovuto ascoltare i vertici delle polizie, ma l’audizione è stata rinviata alla prossima settimana proprio perché si volevano prima conoscere gli orientamenti del Governo. Dalla prossima settimana si metterà mano al testo. «Dobbiamo chiudere assolutamente prima della sessione di bilancio», dice, fiduciosa, la presidente Finocchiaro, contenta che il dibattito parlamentare svoltosi in Commissione sia stato «la base di partenza» per una strategia più largamente condivisa.
Prima del vertice di Palazzo Chigi, Diliberto aveva preannunciato che una delle modifiche del pacchetto-sicurezza avrebbe riguardato la sospensione condizionale della pena. Il ministro ne ha parlato in una riunione di deputati e senatori della maggioranza, tenutasi alla Camera per concordare gli emendamenti al Ddl sul rito monocratico, che ridisciplina, tra l’altro, anche la "condizionale". Ebbene, questa parte del Ddl dovrebbe essere stralciata in vista di un intervento più ampio, nel segno di un maggior rigore, messo a punto dal Governo nell’ambito del pacchetto-sicurezza.
Come Diliberto ha spiegato anche a Palazzo Chigi, la "condizionale" dovrebbe essere ridisegnata in modo tale da essere concessa sulla base di una valutazione non automatica e astratta (come spesso accade) ma più articolata e motivata da parte del giudice. Analoga motivazione sarà necessaria per la concessione dei benefici, a cominciare dalla sospensione dell’esecuzione prevista dalla legge Simeone-Saraceni, che potrebbe essere esclusa o diventare molto più difficile in caso di recidiva e per i clandestini che non possano provare le proprie generalità. La maggioranza è d’accordo anche a modificare le modalità di comunicazione dell’ordine di carcerazione (notifica e non più consegna nelle mani del destinatario); a non toccare la legge Gozzini; a riconoscere un margine di autonomia alle indagini di polizia anche dopo che il Pm sia stato informato; a prevedere un filtro per il ricorso in Cassazione. Tema, quest’ultimo, rilanciato proprio da Diliberto. «Occorre fare in modo che solo pochi casi arrivino in Cassazione — ha detto il ministro — in modo che i tempi del processo siano più celeri. Così ci sarebbero solo due gradi di giudizio, e un terzo esclusivamente per vizi di legittimità». 
Donatella Stasio