Martino: una soluzione pasticciata
da Il Sole 24 ore del 23.9.99
ROMA — «Una circoscrizione per gli italiani all’estero? Si, ma
poi creiamo anche quella per i cittadini mancini, quella per le persone
alte 1,70 e così via». Antonio Martino, ex ministro degli
Esteri, e deputato di Forza Italia, non risparmia sarcasmi al Ddl Tremaglia
che istituisce una circoscrizione per il voto degli italiani all’estero.
Con una pattuglia trasversale di parlamentari ha presentato a luglio una
proposta di legge che prevede l’accesso alle urne solo per i nostri concittadini
«temporaneamente» al_l’estero. E ora è deciso a battersi
perché il 29 settembre il Senato bocci definitivamente il provvedimento
voluto dall’esponente di An.
Onorevole Martino, le prese di posizione contro il Ddl Tremaglia si
moltiplicano. Ieri anche Giovanni Sartori lo ha bocciato con forza. Cosa
c’è che non va nella riforma?
Intendiamoci, io non sono contrario al voto per gli italiani all’estero.
È un diritto sancito dalla costituzione. Ma il meccanismo della
circoscrizione Estero in cui vengono eletti un numero imprecisato di Parlamentari
crea un’assurda discriminazione. Si istituisce una sorta di riserva indiana,
con una distinzione tra italiani di serie A e di serie B. Ma non è
solo questo.
Cos’altro c’è che non la convince?
Si determinerebbe in Parlamento una lobby che punta a un unico risultato:
creare rendite politiche per i nostri concittadini all’estero. E poi, ancora,
va considerata l’ostilità al progetto dei Paesi stranieri, che si
verrebbero a trovare sul proprio territorio cittadini di un altro Stato
organizzati in partiti e, periodicamente, in campagna elettorale. Quando
ero ministro degli Esteri, i miei colleghi del Canada e dell’Australia
mi dissero che, se fosse passata una proposta come questa, sarebbero stati
pronti a riconsiderare la posizione degli italiani sul loro territorio.
Gli italiani all’estero come dovrebbero esercitare il diritto al voto?
Nel modo più ovvio: nelle proprie circoscrizioni di origine.
Magari con il ricorso al voto per corrispondenza o nei consolati.
Tremaglia sostiene che in questo modo il loro voto rischierebbe di
sovvertire il risultato in molte circoscrizioni.
Questa obiezione è davvero singolare. Si vuole che i nostri
concittadini votino, purché la loro opinione conti il meno possibile.
Una cosa da non credere. Ma sa qual è la verità?
No.
Questa soluzione pasticciata è il frutto della necessità
di trovare una mediazione con le forze di sinistra, da sempre preoccupate
per un voto che tutti dicono essere prevalentemente di destra. I Ds, con
questo compromesso, allontanano lo spettro di un voto in grado di sovvertire
l’esito in molti collegi nazionali.
Lei ha anche presentato una proposta di legge per l’accesso alle urne
dei nostri concittadini «temporaneamente» all’estero.
Sì, e in quel testo è prevista la possibilità
di votare per corrispondenza. Una soluzione che mi permetto di consigliare
all’amico Tremaglia. Anche se, sia chiaro, i due provvedimenti non sono
alternativi.
Il voto finale al Senato sul Ddl Tremaglia è previsto per il
29 settembre. Come andrà a finire?
Purtroppo un po’ tutte le forze politiche si sono pronunciate per il
sì. Noi ci batteremo. Ci sono alcuni senatori che si sono detti
contrari. Ma il confronto, bisogna ammetterlo, è quasi persa.
Fabrizio Forquet
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