Diliberto dà a Di Pietro del provocatore

da Il Messaggero del 24.2.99

di RITA DI GIOVACCHINO
ROMA- Tre giudizi sono troppi nel processo penale, per arrivare alla sentenza definitiva occorrono in media dodici anni e vengono impegnati quindici magistrati. Che fare? I dipietristi, ovvero i fedelissimi di Tonino ex pm di Mani pulite, propongono l’abolizione del processo d’appello. La proposta si è già concretizzata in un disegno di legge, depositato appena due giorni fa, e doveva essere sponsorizzata da un pubblico dibattito a San Macuto tra Di Pietro e il ministro della Giustizia Diliberto. 
Ma l’iniziativa si risolve in un flop per i promotori. Di Pietro, assillato dai troppi impegni in seno all’Ulivo, arriva con due ore di ritardo all’appuntamento quando Diliberto, invece puntualissimo, era già tornato al ministero. Un duello a distanza, che nasconde un profonda divergenza tra la linea di via Arenula e le aspirazioni del movimento ”Italia dei valori”. Dopo aver fumato un buon sigaro, nell’attesa, il Guardasigilli boccia senza appello la proposta: «Può essere considerata una provocazione intellettuale, ma in Italia almeno il 50 per cento delle sentenze vengono riformate in appello, in senso quasi sempre favorevole all’imputato che in alcuni casi viene assolto e in altri vede ridimensionata la pena». Per velocizzare i tempi della giustizia Diliberto propone di lavorare su un altro versante, quello della Cassazione che secondo la carta costituzionale dovrebbe pronunciarsi soltanto in punto di diritto.
Quando arriva Di Pietro il campo è ormai sgombro e l’ex pm ne approfitta per difendere l’iniziativa: «Il nostro movimento si batte per ridurre i tempi dei processi, per modificare le strutture troppo farraginose e riformulare il codice di rito. Questa proposta di legge che limita i giudizi di appello mira ad evitare che si ricorra in secondo grado solo per ritardare i tempi». Una convinzione che Di Pietro, tiene a ricordare, si è costruita dopo aver indossato numerose vesti: «Ho fatto il poliziotto, il pm, il testimone, l'indagato, l'imputato, la parte lesa e l'avvocato, mi manca solo di essere responsabile civile. Per mia esperienza ho capito che bisogna combattere per un giusto processo con parità tra accusa e difesa».
Un Di Pietro garantista, ma pur sempre in nome dell’efficenza. Un ministro garantista, in nome delle regole: la distanza resta. Ad appoggiare la proposta di Di Pietro era sceso in campo anche Marcello Maddalena, procuratore aggiunto a Torino, da sempre fautore dell’abolizione del processo d’appello che abilmente sposta l’attenzione dal disegno di legge, appena bocciato dal governo, attaccando senza mezzi termini il super 513. Presente anche il presidente dell’Unione camere Penali, Giuseppe Frigo, naturalmente avverso all’ipotesi della sentenza unica. E oggi è previsto l’incontro tra gli avvocati, che da due giorni si astengono dalle udienze, e lo stesso Diliberto per un pubblico confronto che possa attenuare la tensione nei tribunali.