Diliberto: l’appello non va modificato 

da Il Sole 24 ore del 24.2.99

ROMA — Il piatto forte doveva essere il faccia a faccia Diliberto-Di Pietro su un tema — la certezza della pena — all’ordine del giorno non solo di tutte le forze politiche (in settimana si conoscerà la proposta dei Ds) ma anche del Governo, che a metà gennaio, dopo una lunga riunione del Consiglio dei ministri, aveva preannunciato iniziative legislative, in fase di approfondimento. L’atteso confronto, però, non c’è stato. Motivo: un ritardo di ben due ore del leader dell’Italia dei valori, benché l’occasione dell’incontro col ministro della Giustizia fosse un convegno organizzato dal suo movimento per presentare una proposta di legge diretta, fra l’altro, a limitare l’accesso all’appello solo ai casi in cui si impone la rinnovazione del dibattimento. Una proposta che il guardasigilli ha bocciato senza appello, escludendo che possa essere questa «l’indicazione politica» sottesa alla soluzione tecnica allo studio. «Io lavorerei su un altro versante — ha detto Diliberto —: la Cassazione. La Costituzione prevede che sia un giudice di legittimità, non un terzo grado di giudizio, com’è invece diventata. Perciò dobbiamo ricondurla nell’alveo previsto dalla Costituzione».
Diliberto non sembra concedere di più ai suoi interlocutori, a differenza di quanto faranno più tardi il diessino Guido Calvi («Il processo penale non è né efficiente né garantito e il nodo è certamente l’appello, che va mantenuto, ma non può essere una ripetizione del primo grado») e l’ex ministro della giustizia Giovanni Flick, («Non si possono fare guerre di religione sulla modifica dell’appello»). Flick ha poi ricordato che la modifica dell’appello («che deve essere un giudizio di merito») era già prevista nel programma dell’Ulivo, e così pure l’anticipazione dell’esecuzione della pena dopo una doppia sentenza di condanna (ora riproposta dall’Idv). «Il nostro progetto di legge — precisa Di Pietro — è solo una base di partenza. Dobbiamo chiederci se c’è la volontà politica di una riforma dell’appello, perché se c’è, sulle norme tecniche si può trovare un accordo». Due ore prima, però, Diliberto aveva bollato la proposta come «provocazione intellettuale» ripetendo più volte: «L’appello è una garanzia essenziale e sostanziale per i cittadini. Ci penserei bene a toccarlo». «Pensiero debole», gli aveva risposto il procuratore aggiunto di Torino Marcello Maddalena, mentre il responsabile giustizia di An, Sebastiano Neri, e il presidente degli avvocati penalisti, Giuseppe Frigo, si schieravano senza esitazione a fianco del ministro.
D.St.