Davigo:
in Italia poca repressione e più criminali
da La Repubblica del 24.2.99
MILANO - C'è il rischio che l'Italia diventi, in Europa, il paese
prediletto dalla criminalità: critico della legislazione attuale
e sempre più pessimista sui suoi effetti, il pubblico ministero
Piercamillo Davigo lancia nel corso di quello che avrebbe dovuto essere
un tranquillo incontro serale, un nuovo allarme: "Da noi - dice - il rischio
di finire in galera è minore, il nostro ordinamento si occupa molto
di tutelare i diritti di chi è sotto accusa e poco di chi è
vittima del reato. Dunque, continuando così, l'Italia potrebbe attirare
criminalità dall'estero".
L'analisi del pm di Mani pulite non è affatto rassicurante:
"L'Italia - ha detto - non è affatto un paese normale. Con 3,1 omicidi
nel '90 ogni centomila abitanti, ha un tasso di devianza di molto superiore
agli altri". Gli omicidi - ha riconosciuto Davigo - si concentrano nelle
quattro regioni, Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, dove è presente
di più il crimine organizzato. Ma "da un decennio sono saliti a
50mila i detenuti, incrementati da stranieri o da italiani in carcere per
reati legati alla droga mentre in Francia e in Inghilterra, da cento anni,
il numero dei detenuti è stabile a 60mila". "Delle due l'una: o
eccedono loro, oppure in Italia non c'è adeguata repressione". La
risposta, per Davigo, è che non c'è abbastanza repressione
e che è insufficiente nel nostro paese l'attenzione per le vittime
dei reati.
Sul fronte magistrati Davigo ha rischiato di perdere il suo seggio
al "parlamentino" dell'associazione (Anm). Davigo è l'ultimo degli
eletti per Mi: solo tre voti in più di Cosimo Maria Ferri, figlio
di Mauro, l'ex ministro dei trasporti, che alla vigilia delle elezioni
aveva raccomandato il figlio invitando i magistrati a votare per il figlio.
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