Tangentopoli, intesa ma soltanto sul rinvio

da Il Messaggero del 24.7.98

di STEFANO MUCCIOLI
ROMA - Un passo. Piccolo e soffertissimo, ma pur sempre un passo avanti. Dopo il ”muro contro muro” degli ultimi giorni, maggioranza e opposizione hanno finalmente trovato un accordo. Oddio, forse accordo è un po’ troppo: meglio parlare di tregua di mezza estate. Ma resta il fatto che una giornata cominciata malissimo, tra le offese e le liti in commissione Affari costituzionali, è finita con un’intesa ”certificata” da Violante nella conferenza dei capigruppo: il voto in Aula sulla commissione per Tangentopoli, in calendario per martedì prossimo, slitterà al 23 e al 24 settembre.
Raccontata così, sembrerebbe quasi una cosa di poco conto. Invece è stato un ”parto” lungo e travagliato, con continui colpi di scena, a testimonianza che in questo momento il filo del dialogo tra Polo e Ulivo è sottilissimo e basta un niente per scatenare il corto circuito.
Riepiloghiamo i fatti. Alle 8 di ieri mattina si raduna la commissione Affari costituzionali. Deve votare la legge istitutiva della commissione per Tangentopoli. Il relatore di maggioranza, il diessino Antonio Soda, propone subito un rinvio. Anche perché sul tavolo c’è un pacco di emendamenti presentati dal ”dipietrista” Rino Piscitello con chiari intenti ostruzionistici.
L’opposizione, ovviamente, si ribella. Vuole il voto immediato. Volano accuse e parole grosse. «Buffoni, fascisti, vergogna», urla il forzista Giuseppe Calderisi. Insorgono anche Frattini, Rebuffa e Giovanardi. Passa un’ora e la commissione si conclude con un nulla di fatto: tutto rimandato per l’elezione dei membri del Csm. Ma la tensione resta altissima e l’Ulivo decide di chiarirsi le idee con una riunione dei capigruppo di maggioranza. Viene discussa un’altra possibilità: votare comunque in aula la proposta di rinvio. Socialisti e ”diniani” ora sono in difficoltà. Va bene il ”sì” alla commissione (confermato), ma rifiutare una tregua per rasserenare gli animi è una posizione più difficile da sostenere. Rinnovamento si ricompatta con la maggioranza. E dopo un’ora e mezza di discussione, il verde Mauro Paissan si fa portavoce di una nuova offerta al Polo: «Rinvio, ma concordato». 
Il messaggio arriva a destinazione. E Beppe Pisanu, per la prima volta, apre una breccia nel muro di Forza Italia. Lo fa nel Transatlantico. «Noi vogliamo la commissione e non faremo il gioco dei faziosi che tentano di farla saltare. Accetteremo il rinvio, per non mettere in difficoltà i nostri alleati nella maggioranza. Ci sono arrivati anche altri segnali positivi. Meglio una gallina a settembre che un ovetto oggi. Ma poniamo delle condizioni ben precise: una volontà politica di istituire la commissione, la clausola che il tempo dedicato al provvedimento non sia a carico dell’opposizione e una data certa per il voto. Il tutto deve essere certificato dal presidente della Camera, Violante. Altrimenti non mi fido». Violante è qualche metro più in là: «Ne discuteremo stasera alle 19», promette.
E’ uno spiraglio. E ad allargarlo ci pensa subito Pierferdinando Casini: «Se la sinistra vuole qualche settimana di tempo per concederci la commissione, diamogliela pure. Dobbiamo riprendere il dialogo e svelenire il clima di contrapposizione. Se invece è un espediente per far saltare tutto, beh, sarebbe un’operazione che si commenta da sola».
Poi arriva D’Alema. «C’è accordo per un rinvio? Non ne so nulla. Il Polo fa delle richieste ben precise? Gli concediamo tutto. Ma nessuno può dare a Berlusconi la certezza che la commissione sarà approvata in ogni caso. Come c’è scritto nella Costituzione, il Parlamento è sovrano». Continuano le schermaglie a distanza tra Mussi, Pisanu e Selva ma l’intesa è ormai vicina. Il via libera arriva da Berlusconi: «Il pallino ce l’hanno in mano loro. Ne riparliamo a settembre? A noi va bene, se può portare ad un risultato positivo e a una data certa». Segue a ruota Fini: «Accettiamo il rinvio, perché sconfessa Prodi. Lui aveva detto no alla commissione, la maggioranza preferisce prendere tempo per parlarne. Sanno che socialisti e Rinnovamento voterebbero con il Polo».
Insomma, anche se per ragioni diverse, la tregua ormai va bene a tutti. Anche al governo, che dà il disco verde a Mussi dopo un incontro con Veltroni. L’intesa viene messa nero su bianco da Violante: la proposta di legge tornerà in aula il 23 e il 24 settembre, dopo un passaggio in commissione a partire dall’8. Commenta Mussi: «E’ finita in pareggio, senza preclusioni e senza impegni».
Berlusconi protesta: «E’ l’ennesima prepotenza che siamo costretti a subire». Ma anche Pisanu ha votato a favore del rinvio: «Certo, è una forzatura da subire. Ma ci resta la possibilità, come ha ricordato Violante, di arrivare ad una soluzione positiva». Neutrale la Lega. Sentenzia Bossi: «E’ solo un teatrino. La commissione, in realtà, non la vuole nessuno: nè l’Ulivo, nè il Polo».