L’Italia lontana dall’Europa sulla giustizia 

da Il Sole 24 ore del 24.11.99

MILANO — Sul terreno del funzionamento della giustizia, il confronto tra Italia e Germania e tra Italia e Francia è difficile e perdente (per noi). Il Parlamento italiano ha appena approvato l’inserimento del principio del «giusto processo», mentre dal prossimo 2 gennaio scomparirà la figura del pretore (penale) lasciando via libera al giudice unico di primo grado. 

Eppure questa riforma non convince, perché non è accompagnata da un potenziamento cospicuo di uomini e mezzi. Il sito web del ministero di Giustizia (www.giustizia.it) avverte che i magistrati in servizio quest’anno sono 10.221 contro gli 8.678 del 1997 e gli 8.682 del 1998. Il rafforzamento è legato soprattutto agli ingressi di giudici di pace e goa (giudici ordinari aggregati). La giustizia peserà sul bilancio dello Stato per l’1,40% (1,38% nel 1998 e 1,34% nel 1997). 

Il calendario delle prove scritte del concorso a 350 posti di uditori giudiziari, indetto il 9 dicembre 1998, è stato annunciato dalla «Gazzetta Ufficiale» del 15 dicembre. Francesco Mariuzzo, presidente della III sezione del Tar Lombardia, come presidente dell’Associazione magistrati amministrativi di tre Paesi europei (Italia, Francia e Germania) ha una visione «comunitaria» dei problemi del funzionamento della macchina giudiziaria. Il più recente confronto nell’ambito dell’associazione si è svolto in ottobre: «La Germania federale — dice Mariuzzo — schiera 24mila giudici e 5mila Pm. È vero che la magistratura ordinaria tedesca si occupa anche di giustizia tributaria e di giustizia amministrativa, ma va detto che l’Italia ha appena 10.221 magistrati ordinari (di cui poco più di 3mila esercitano le funzioni di Pm), mentre 7mila formano le strutture giudicanti. La comparazione esige che ai 10.221 magistrati ordinari si aggiungano i 380 magistrati amministrativi in servizio e i 7mila magistrati tributari, ma questi ultimi sono magistrati part-time, nel senso che non lavorano a tempo pieno e non formano un corpo specializzato all’infuori dei presidenti che indossano per professione la toga. Io, ad esempio, presiedo quattro udienze al mese nelle commissioni tributarie di Brescia. È grave che il nostro Paese non abbia un corpo di magistrati togati che si occupino di giustizia tributaria a tempo pieno. Il confronto con la Germania su questo punto non regge». 

«Nella Repubblica federale di Germania — continua Mariuzzo — ben 2.600 giudici si occupano di giustizia amministrativa, mentre in Francia i magistrati amministrativi sono 900. In Italia, come ho riferito, siamo in 380. È il caso di fare un paragone tra Milano e Nizza. Il Tar Lombardia ha tre sezioni con 16 giudici, Nizza ha sette sezioni con 25 giudici. Eppure stiamo parlando di una grande metropoli industriale e di una ridente città di mare». 

In Francia una lite giudiziaria in sede civile viene risolta in 18-24 mesi, mentre in Germania addirittura in 12 mesi. I tempi della giustizia italiana sono molto diversi. La durata media dei procedimenti civili, infatti, è di 1.368 giorni nei tribunali; di 1.144 giorni nelle Corti d’Appello; di 798 giorni nelle Preture (che hanno concluso la loro attività secolare il 1° giugno ’99); di 241 giorni davanti al giudice di pace. «Per quanto riguarda i Tar — ammette Mariuzzo — non esistono medie certe della durata dei ricorsi. In sostanza i Tar decidono con le sospensive. Quella dei Tar è una giustizia cautelare, una giustizia probabile». 

È stato calcolato, in ogni modo, che l’attesa media per una sentenza è di 16 anni e 10 mesi. L’arretrato dei 20 Tar (che sono 29 con le sezione distaccate) è fatto di 900mila ricorsi pendenti. Ogni anno vengono presentati 50mila ricorsi e ne vengono smaltiti 25mila. Occorrono 20, forse 30 anni, per azzerare la montagna dei ricorsi in sospeso. Su un organico di 310 giudici, i Tar ne hanno in forza, come detto, soltanto 290. Dei 90 magistrati del Consiglio di Stato, solo 50 sono addetti alle funzioni giurisdizionali, mentre gli altri 40 svolgono funzioni consultive. Governo e Parlamento non trovano i fondi necessari per portare la pianta organica dei Tar a 370 magistrati. 

È avvertita l’esigenza, sull’esempio di Francia e Germania, di strutturare la giustizia amministrativa su tre livelli come quella ordinaria (due giudizi di merito e uno di legittimità), mentre oggi in Italia i livelli sono due (Tar in primo grado e Consiglio di Stato in appello). «È un problema ormai maturo, che richiede investimenti», aggiunge Mariuzzo. Le tre magistrature (ordinaria, amministrativa e tributaria), quindi, arrancano. Non riescono a tenere il passo con le esigenze e i bisogni di una società complessa, industrializzata, che avrebbe bisogno di una magistratura capace di decidere in tempi ragionevoli. «Non sorprendono — commenta Mariuzzo — le condanne dell’Italia, per i ritardi processuali, davanti alla Corte dei diritti umani di Strasburgo. Sarà sempre peggio per le casse dello Stato». 

«Anche le vicende di Strasburgo — conclude Mariuzzo — dovrebbero convincere Governo e Parlamento ad affrontare radicalmente il nodo dell’organizzazione giudiziaria. Non basta varare leggi costituzionalmente corrette. La Giustizia ha bisogno di uomini e donne, di funzionari e mezzi adeguati per rispondere alle richieste dei cittadini, delle amministrazioni pubbliche e delle imprese».

Franco Abruzzo