D'Alema:
"No all'emergenza le Camere decidano l'indulto"
da La Repubblica del 25.5.99
di GIANLUCA LUZI
ROMA - "Io non credo che dobbiamo farci trascinare da una logica di
vendetta o di emergenza. La forza dello Stato non è nella sua ferocia,
ma nella sua efficienza". L'assassinio di D'Antona, le perquisizioni nelle
carceri, la domanda per ora senza risposta se le nuove Br siano la continuazione
di quelle del passato. Perfino la stella a cinque punte delle Br sul muro
della casa di Gallipoli: ma "io e la mia famiglia non abbiamo l'abitudine
di farci intimorire". Tutto questo non deve - per il presidente del Consiglio
- condizionare il lavoro del Parlamento nè cancellare la prospettiva
dell' indulto, e anche se il Polo sul perdono agli ex brigatisti frena,
D'Alema respinge la "logica dell'emergenza", così come annuncia
che non saranno "tagliate le teste" dei servizi segreti e che la riforma
- che è allo studio - non sarà approvata nel prossimo consiglio
dei ministri di venerdì: "Non sono in previsione cambi al vertice
dei servizi", ha detto ieri mattina il presidente del consiglio nel briefing
del lunedì, smentendo che la riforma sarà approvata in settimana.
E un'altra smentita, più precisamente una non conferma, D'Alema
l'ha dedicata all'affermazione del generale Clark, comandante della Nato,
secondo cui ci sarebbero i serbi dietro gli attentati alla base di Aviano:
"Non siamo in grado di confermare questa ipotesi" ha risposto seccamente.
Anche perchè - riguardo al dibattito sul silenzio-stampa - "noi
abbiamo il dovere della riservatezza, di non contribuire ad alimentare
la ridda delle ipotesi, delle voci".
Se D'Alema dice no a vendette o ritorsioni, dice anche che è
impensabile liberare persone ancora legate al terrorismo. "Non dobbiamo
lasciarci condizionare da quello che sta accadendo. Io - ha precisato D'Alema
- parlo nella mia qualità di parlamentare: non credo che dobbiamo
abbandonarci a una reazione ritorsiva. Certo - ha aggiunto - bisogna approfondire
le indagini. capire se vi è un legame tra nuovi episodi di terrorismo
e persone legate al passato, che sono nelle carceri. Naturalmente sarebbe
impensabile liberare persone che siano ancora coinvolte e che mantengano
ancora un collegamento con il terrorismo. Ma non dobbiamo farci trascinare
in una logica di vendetta o di emergenza. La forza dello Stato - per D'Alema
- non è nella sua ferocia, ma nella sua efficienza".
Alla presa di posizione sull'indulto da parte del presidente del consiglio
risponde con soddisfazione da sinistra la vicepresidente del Senato Ersilia
Salvato che la giudica "opportuna e condivisibile". Ma il Polo è
di parere opposto e giudica perlomeno intempestiva la prospettiva del perdono
agli ex terroristi.
"An è contraria - dichiara Gianfranco Fini, anche se tre parlamentari
del suo partito sono a favore del provvedimento - in questo momento l'indulto
assumerebbe un significato improprio. Darebbe cioè l'impressione
sbagliata di uno Stato che non è in grado di garantire la certezza
della pena. Noi - precisa Fini - non chiediamo un aumento delle pene, ma
chiediamo che chi sbaglia paghi fino in fondo". "La nostra - aggiunge il
leader del Ccd Pier Ferdinando Casini - è una contrarietà
di lunga data, l'abbiamo puntualmente ribadita e, nel confermarla ancora
una volta, non siamo sicuramente condizionati dall'ultima recrudescenza
brigatista".
Per il capogruppo dei senatori di Forza Italia La Loggia, "prima è
meglio chiudere definitivamente la pagina insanguinata del terrorismo nel
nostro paese. Di indulto si può sempre parlare, ma prima viene la
sicurezza dei cittadini e delle istituzioni". Anche nella maggioranza c'è
qualche dubbio sull'indulto. "E' evidente - dice il responsabile Giustizia
del Ppi Carotti - che il clima politico e quindi anche il dibattito sull'indulto
risentirà del tragico omicidio di D'Antona. Ma si deve continuare
a discutere con serenità. L'indulto - conclude Carotti - deve solo
mirare a correggere l'eccessività di alcune aggravanti di pena inflitte
a taluni condannati specialmente nel periodo degli anni di piombo".
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