L'avv.
Autru Ryolo commenta la richiesta del suo assistito «L'offerta di
seicento milioni? Curtò vuol togliersi un peso»
da La Gazzetta del Sud del 26.4.99 MILANO – Diego Curtò «vuol dare prova del suo ravvedimento
e togliersi un peso dalla coscienza». Secondo uno dei suoi difensori,
l'avvocato messinese Luigi Autru Ryolo, è per questo che l'ex presidente
vicario del Tribunale di Milano, tornato in carcere mercoledì scorso
per una condanna a 3 anni, 6 mesi e 15 giorni passata in giudicato (per
una tangente di 480 mila franchi svizzeri che gli era costata l'accusa
di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio), ha detto di voler
restituire 600 milioni allo Stato, chiedendo di poter scontare la pena
con la carcerazione domiciliare. La sua intenzione, Curtò l'ha manifestata
all'on. Michele Saponara, che sabato scorso si è recato a trovarlo
a San Vittore. «Lo aveva peraltro chiesto già più volte
– ha spiegato l'avv. Autru Ryolo – nei processi di primo e secondo grado,
ma i giudici di merito non hanno recepito. Curtò non è obbligato
a restituire il denaro perché «quei soldi – ha precisato il
difensore – sono stati trovati in Svizzera nella banca Ubs ma non sono
mai stati sequestrati. La Cassazione ha annullato il risarcimento di un
miliardo di lire al ministero di Grazia e Giustizia al quale Curtò
e Palladino erano stati condannati per il danno di immagine che avrebbe
subito la categoria dei magistrati. Si tratta, quindi, di un gesto di buona
volontà che già fu fatto nei processi». Ma allora perché
Curtò vuol restituire quella somma? «Perché si tratta
– ha spiegato l'avv. Autru – dei 480 mila franchi svizzeri che ricevette
da Palladino. Voglio ricordare che Curtò è stato condannato
per un fatto collaterale, è stato invece assolto dalla corruzione
in atti giudiziari. Ciò nonostante è apparso come il simbolo
della corruzione. Curtò vuol togliersi questo peso. Tutta l'Italia
– ha detto ancora Autru Ryolo – è rimasta inorridita quando Curtò
disse di aver gettato nella spazzatura i soldi ricevuti da Palladino. Ma
c'era una spiegazione a questo. Palladino disse di aver consegnato i soldi
a Curtò e Curtò, ammettendo di averli ricevuti, non poteva
dire che erano stati depositati in Svizzera a nome della moglie. Risultò
poi evidente che era una bugia demenziale e che, in quel momento, era finalizzata
a non dire che la moglie aveva portato quei soldi in Svizzera». Diego
Curtò si trova nel centro clinico di San Vittore perché le
sue condizioni di salute sono critiche. All'on. Saponara ha detto di sperare
di poter scontare a casa i mesi che lo separano dalla possibilità
di richiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali e di aver «perso
tutto: amici, fama, salute. Sono uscito dalla magistratura. Cos'altro devo
pagare?». E per evitare il carcere «a un uomo di 70 anni gravemente
ammalato e costretto alla sedia a rotelle», «che vuol risarcire
lo Stato per il suo sbaglio e che chiede solo di poter scontare la pena
a casa» il responsabile del Movimento Diritti civili Franco Corbelli
ha annunciato una raccolta di firme e la costituzione di un comitato pro
Curtò. «Per anni abbiamo combattuto da soli lo strapotere
e il giustizialismo di una certa parte della magistratura e difeso tutte
le vittime (innocenti) di Tangentopoli; oggi, con lo stesso impegno, onestà
e coerenza, difendiamo il diritto di un cittadino (ex giudice) di non subire
la stessa barbarie e ingiustizia».
|