In
arrivo federalismo e giusto processo
da Il Corriere della sera del 26.5.99
ROMA - Romano Prodi, per elogiarla, ha definito «una forte scelta
simbolica» la convocazione dei presidenti delle Camere e delle commissioni
Affari costituzionali del Parlamento da parte di Carlo Azeglio Ciampi.
La sua valutazione è talmente fondata che quella decisione, segno
di un desiderio del capo dello Stato di imprimere una spinta alle riforme
istituzionali, ha suscitato subito reazioni negative oltre a una prevedibile
abbondanza di commenti positivi. Soprattutto da alcuni parlamentari che
non sono riconducibili a Massimo D'Alema, Silvio Berlusconi e Gianfranco
Fini, quest'attenzione è stata considerata vicina a un'ingerenza.
«Non mi sembra un buon inizio», dice Maura Cossutta, deputata
dei Comunisti italiani. Nella seduta della commissione Affari costituzionali
di Montecitorio, ieri, sia lei sia la socialista Tiziana Parenti sia il
dipietrista Federico Orlando, che dopo l'elezione di Ciampi si fece in
quattro per avere da Prodi il telefono e congratularsi con il neo-presidente,
hanno avanzato critiche. A tutti e tre è parsa particolarmente inopportuna
la scelta di convocare anche i segretari di partito, e c'è chi sulla
materia avrebbe preferito un messaggio presidenziale. «L'interlocutore
del capo dello Stato è il Parlamento», ha osservato Orlando.
Non per caso, più tardi, il presidente del Senato Nicola Mancino
ha dichiarato al GR Rai che Ciampi si era interessato di riforme «a
titolo informativo» e «non certo per sostituirsi» alle
Camere, le sole tenute a vararle. Un modo, da parte della seconda carica
dello Stato, per coprire il Colle e rassicurare sulle prerogative delle
assemblee elettive. A Montecitorio le obiezioni erano state respinte già
da Paolo Armaroli, di An. Inaspettatamente favorevole alla ricognizione
del Quirinale il leghista Roberto Maroni. Sono elementi che non ribalteranno
gli equilibri politici, tuttavia costituiscono una novità: davanti
a uno dei primi passi del suo settennato, Pdci, Socialisti democratici
e dipietristi hanno criticato Ciampi anche se lo avevano votato; la Lega,
che non lo aveva appoggiato, lo apprezza.
Segni di movimento. Influiranno sulla sorte effettiva delle riforme
istituzionali? Gustavo Selva di An e Antonio Soda dei Ds hanno ipotizzato
una resurrezione della commissione bicamerale, ma i binari pronti, benché
non necessariamente scorrevoli, restano quelli previsti dall'articolo 138
per le modifiche alla Costituzione e, per altre leggi, gli iter ordinari.
Nella conferenza dei capigruppo della Camera è emerso un accordo
di massima per mettere ai voti entro fine luglio i progetti sul federalismo
e sul cosiddetto «giusto processo». I primi saranno esaminati
entro lo stesso termine anche dalla commissione di Palazzo Madama. Al Senato
la legge costituzionale sul secondo argomento («Ogni processo si
svolge nel contraddittorio tra le parti...») è stata approvata
in prima lettura. Di forma di governo non si dovrebbe discutere prima che
si sia deciso sull'elezione diretta dei presidenti di Regione. Sul sistema
elettorale per il Parlamento, la battaglia sarà dura come sempre.
Il capogruppo dei senatori ds Cesare Salvi considera il confronto sulla
forma di governo prioritario rispetto a quello sul tipo di elezione del
capo dello Stato. Bisogna vedere come reagirà il Polo. «Questa
è la fase delle divisioni a destra», fa notare il cossighiano
Giorgio Rebuffa. «Berlusconi aspetta di sapere quale sarà
alle europee il primo partito della coalizione o lo scarto tra Forza Italia
e Alleanza nazionale: sulla base di ciò deciderà se investire
tutto sul presidenzialismo o compiere una ritirata», dice.
Maurizio Caprara,
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