Il Cup di Milano rilancia: formazione e deontologia agli Ordini, esami di Stato agli atenei 

da Il Sole 24 ore del 27.7.99

ROMA — Si anima il dibattito all’interno degli Ordini sul contenuto della riforma del settore. Il Cup, il Comitato unitario, di Milano — non senza qualche polemica nei confronti dell’organismo nazionale — ha preso posizione a favore della proposta formulata da Sabino Cassese per conto dei periti industriali. «Il progetto Mirone — sentenzia il vice presidente del Cup Milano, Franco Abruzzo — è ormai morto». Gli Ordini, secondo il Cup Milano, devono occuparsi soprattutto di deontologia e formazione. Per contro, il controllo sul_l’accesso va attribuito alle università e l’esame di abilitazione deve diventare una prova attitudinale: non una verifica onnicomprensiva, ma sulle materie di importanza "strategica" per l’esercizio della professione.
Insomma, il Ddl 5092, abbandonato da oltre un anno nei cassetti della commissione Giustizia della Camera, è ormai inadeguato, se non altro per la sua carica ideologica. E il Cup nazionale — che a partire da quel Ddl ha formulato i 16 princìpi per la riforma — gioca in difesa, sbagliando strategia. Meglio — secondo il Cup Milano — una visione pragmatica, come quella alla base della proposta Cassese (si veda «Il Sole-24 Ore» del 17 luglio)
«Il progetto Cassese — spiega il segretario del Cup, Michele Carpaneda — riscrive il decreto legislativo luogotenenziale 382/44: si prevede che gli Ordini siano persone giuridiche di diritto privato sul modello francese, con obbligo di iscrizione. L’accesso è legato al possesso dei futuri titoli universitari di primo livello, con possibilità per alcune professioni di richiedere la laurea specialistica. Gli Ordini hanno un particolare mandato per quanto riguarda la formazione e la costituzione di scuole professionali, che rilasceranno titoli riconosciuti».
I presidenti degli Ordini e dei Collegi di Milano hanno anche esaminato un documento, trasmesso al ministro del Tesoro Giuliano Amato, per modificare l’articolo 3 della legge 241/90: ogni provvedimento relativo all’esame di abilitazione professionele deve essere motivato e in questo senso non può essere considerata sufficiente una semplice valutazione numerica. Sia la gestione degli esami di Stato da parte degli atenei (per tutte le categorie), sia l’obbligo di motivazione potrebbero essere inseriti — auspica il Cup Milano — nel Collegato alla Finanziaria 2000.
Di fronte a queste proposte, la reazione di Gianni Boeri, presidente del Cup nazionale, è improntata alla diplomazia. «Abbiamo approvato, enucleando i princìpi della Mirone, 16 punti che saranno alla base delle trattative con Governo. Il Cup, in piena autonomia, raccoglie ogni tipo di contributo», che sostanzi i "cardini" della legge-quadro.
Se all’interno il dibattito sulla riforma si arricchisce, all’esterno gli Ordini «non abbassano la guardia» di fronte alle possibili nuove imboscate del Governo, tacciato di voler smantellare il sistema professionale. Dopo i tentativi di rassicurazione del vice presidente del Consiglio, Sergio Mattarella («vogliamo riformare gli Ordini, non abolirli»), e del sottosegretario, Franco Bassanini (si procederà con «il confronto»), le metafore più cruente per dipingere lo scontro (si è parlato anche di «pulizia etnica») sono state abbandonate. Tuttavia, i professionisti non si fidano. Così il Cup del Friuli Venezia Giulia ha proclamato «lo stato di agitazione, contro i dicktat del Governo». 
Intanto, oggi a Roma, sarà presentata la ricerca su «Professioni e ordini professionali in Italia, Francia e Inghilterra», commissionata dal Consiglio nazionale dei periti industriali al giurista Sabino Cassese. L’indagine contiene anche contributi di Angelo Mari, Cristiano Fiorenza ed Elisabetta Fiorenza: questi ultimi sono gli autori, rispettivamente, dei capitoli su Francia e Inghilterra (si vedano gli articoli in questa pagina).
Maria Carla De Cesari