Giudice unico, Di Pietro accusa "Compromesso irragionevole" 

da La Repubblica del 27.7.99

ROMA - La riforma sull'incompatibilità tra Gip e Gup non convince Antonio Di Pietro, secondo il quale le forze politiche, per approvarla, hanno raggiunto almeno due "compromessi irragionevoli". Il primo che non convince Di Pietro è quello sulla norma transitoria. "Non capisco - scrive nella sua rubrica sul settimanale Oggi - che necessità c'era di prevedere con una legge di concludere entro fine anno le udienze preliminari in corso". Secondo l'ex Pm il compromesso è stato raggiunto "perché così le forze politiche del centro-sinistra hanno potuto salvaguardare la faccia, dimostrando che varavano una legge ad hoc per far ricominciare da capo il processo a Previti, e nello stesso tempo il centro-destra ha dato a Previti la chance di arrivare a fine anno senza che l'udienza preliminare si riesca a completare, e quindi si dovrà ineluttabilmente ricominciare tutto da capo". Il secondo "compromesso irragionevole" è sulla nuova norma per la ricusabilità del giudice: "Questa norma è già prevista nel nuovo codice di procedura penale e, addirittura, in quello precedente. Delle due l'una: o è inutile oppure chi l'ha proposta l'ha fatto per usarla strumentalmente". 
E' Pietro Carotti, responsabile giustizia del Ppi, a difendere per tutti l'intesa, che giudica un "nobile punto di equilibrio: non stupisce, dunque, che Di Pietro non riesca a comprenderlo. Non c'è stata - assicura - alcuna vittoria del centrodestra, né sono stati fatti favori a Previti". Sulla giustizia le liti sono interminabili e l'ultima ha per oggetto l'articolo comparso ieri su Repubblica a firma di Giancarlo Caselli. Un intervento che l'avvocato Gaetano Pecorella, ora deputato di Forza Italia, ritiene provocatorio: "A lui evidentemente non piace il ritrovato clima di dialogo... Vorrebbe che si ritornasse alle risse". Caselli, che si appresta ad assumere la direzione del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, denuncia la "violenza della campagna contro i magistrati per la quale non si bada a spese essendovi impegnati televisioni, quotidiani, settimanali e case editrici che insieme costituiscono un vero e proprio esercito". L'ex procuratore di Palermo, inoltre, parla di "denigrazione organizzata sistematicamente con sterminio di logica e verità".