Giudice unico, pene dimezzate 

da Il Sole 24 ore del 27.7.99

ROMA — La riforma del giudice unico diventa un po’ meno "monocratica": la competenza del giudice singolo, già esclusa per numerose materie ma potenzialmente estesa ai reati punibili fino a 20 anni, sarà ridotta a dieci anni. Dimezzamento solo apparente, perché da un punto di vista quantitativo non è enorme la fascia di reati restituita alla collegialità.
Contemporaneamente (come previsto da tempo) gli imputati godranno delle garanzie del rito "maggiore" (quello collegiale, appunto) anche nel processo davanti al giudice monocratico, per i reati punibili con pene superiori ai quattro anni (che fino ad oggi rappresentavano il confine tra la competenza del pretore e quella del tribunale penale, sempre collegiale).
Con questa importante modifica, approvata la scorsa settimana, la commissione Giustizia del Senato si accinge oggi a concludere l’esame in sede referente del mastodontico provvedimento che modifica il codice penale e, soprattutto, quello di procedura penale, in vista della completa operatività della riforma del giudice unico, sdoppiata dal tormentatissimo decreto legge 145/99 (la scorsa settimana convertito nella legge 234): parte ordinamentale e "civile" in vigore, come previsto, dal 2 giugno scorso; efficacia della parte "penale" differita al 2 gennaio 2000.
Mentre alla Camera si svolgevano la tesissima discussione sull’incompatibilità Gip-Gup (sfociata nell’accordo tra maggioranza e opposizione, mal digerito dal Senato che però lo ha disciplinatamente ratificato) e poi, in discesa, il dibattito sul "giusto processo" in Costituzione; a Palazzo Madama proseguiva in commissione Giustizia l’esame, durato ben quattro mesi, del famoso disegno di legge. La versione pervenuta dalla Camera prevedeva, tra l’altro, di sostituire l’udienza preliminare con un’udienza predibattimentale. Ma i tanti dubbi suscitati tra i processualpenalisti hanno indotto il Senato alla retromarcia.
La discussione, molto densa, è stata tutt’altro che semplice, e numerosi punti controversi e articoli aggiuntivi erano stati accantonati per evitare la paralisi. Ora sembra di essere in dirittura d’arrivo, e l’impegno è di concludere oggi (al più tardi domani) in modo che, alla ripresa di settembre, l’Aula possa immediatamente iniziare l’esame. Più difficile prevedere se, alla Camera, saranno sufficienti tre mesi (nella migliore delle ipotesi) per approvare il testo senza ulteriori modifiche.
Un’ulteriore proroga della parte processuale penale appare comunque improponibile, e dal 2 gennaio 2000 la riforma — a pieno regime o "per stralcio" — sarà equipaggiata sia con il rito monocratico sia con il potenziamento dei riti alternativi.
Neppure la lettura in aula al Senato sarà una semplice formalità, perché molte modifiche sono state approvate con riserva di ulteriori riflessioni ed emendamenti, anche da parte del relatore (il presidente della commissione, Pinto) e del Governo. Il sottosegretario Ayala ha espresso parere favorevole alla riduzione di competenza del giudice monocratico, escludendo «apprezzabili alterazioni» dell’elenco dei reati (si è già detto che fin dall’origine il limite edittale dei 20 anni prevede numerose esclusioni per i delitti di maggiore gravità, dai reati contro la persona, specie di violenza sessuale, a quelli economici e societari; da quelli associativi di mafia e droga, a quelli contro la Pa).
Tuttavia lo stesso Ayala si è riservato di proporre in Aula l’estensione della competenza monocratica a particolari reati, come il traffico "semplice" di stupefacenti (art. 73 Testo unico).
Angelo Ciancarella