Congresso dell'Unioncamere «Giusto processo ok, ma attenti al flop»

da Il Mattino del 27.11.99

DALL’INVIATO A ROMA 
GIGI DI FIORE 
I penalisti ripartono dalla recente modifica costituzionale sul «giusto processo». Rivendicando il merito di aver portato all’attenzione parlamentare quella «grande sfida capace di riaprire la stagione delle riforme della giustizia». E mettono subito in chiaro che il loro congresso straordinario è un appuntamento di politica giudiziaria. 
Un totale di 108 Camere penali territoriali, per ottomila iscritti, un «peso politico» conquistato negli anni: ecco l'Unioncamere, diventata interlocutore dei ministri della Giustizia e delle commissioni parlamentari. Una realtà che spinge il presidente Giuseppe Frigo ad esprimere un secco giudizio negativo su quelle leggi ordinarie, approvate dal Senato e all’esame della Camera, che dovrebbero consentire l'applicazione della riforma costituzionale del «giusto processo». Dice Frigo: «Sta passando una linea arretrata, compromissoria. Perso il confronto sulla riforma, gli oppositori si apprestano a vanificarla con leggi attuative deboli, contraddittorie, che attribuiscono significati ambigui e riduttivi ai nuovi princìpi, consentendo ancora al giudice di utilizzare dichiarazioni accusatorie acquisite nel segreto delle stanze dei Pm e della polizia giudiziaria». E giù, poi, con la netta bocciatura: le leggi attuative ordinarie, dice Frigo, sono «anticostituzionali». 
Nelle parole del presidente, i prossimi programmi dei penalisti italiani, come l’adesione ai referendum sulla giustizia (soprattutto quello sulla separazione delle carriere dei magistrati). Ma Frigo rivendica l’autonomia dell'Unioncamere a rappresentare i penalisti italiani, rispetto ad altre associazioni forensi. Con critiche all’Organismo unitario dell’avvocatura, su cui dirà invece il presidente del Consiglio nazionale forense Nicola Buccico: «Le associazioni vivono un deficit di partecipazione democratica, l’avvocatura si muove in prevalenza per le elezioni dell'Ordine. Ma la libertà di scelta della propria rappresentanza politica non può essere messa in discussione. Ben venga il pluralismo associativo. Se tra questi organismi si può raggiungere l’unità di azione, bene. Altrimenti, l’obiettivo deve essere quello di evitare conflittualità. È questa la vera unità dell'avvocatura». Rappresentatività, peso politico, rapporti con le Istituzioni giudiziarie: questi i temi del congresso romano. E oggi il confronto con il ministro Oliviero Diliberto.