Giusto processo, i penalisti contro il Ddl con le norme di attuazione 

da Il  Sole 24 ore del 27.11.99

ROMA — Gli avvocati penalisti vanno all’attacco del giusto processo. Non della riforma costituzionale dell’articolo 111 che, anzi, considerano «una grande vittoria», ma delle norme di attuazione all’esame del Parlamento. Il disegno di legge sulla formazione e la valutazione della prova approvato dal Senato e ora al vaglio della Camera, infatti, «è incostituzionale». Lo ha affermato ieri, aprendo il congresso straordinario della categoria, il presidente dell’Unione delle Camere penali, Giuseppe Frigo. Il provvedimento, secondo l’avvocato bresciano, si attesta «su una linea arretrata e compromissoria» perchè consente ancora al giudice di utilizzare le dichiarazioni accusatorie acquisite dai pubblici ministeri.

La bocciatura di Frigo è senza appello. Si è recepito, ha detto, «un concetto debole e pasticciato di contraddittorio per la prova» e questo significa «tradire il nuovo testo costituzionale». La battaglia si è appena aperta: i penalisti hanno fatto sapere senza mezzi termini che sarà questo il prossimo fronte caldo su cui «si impegneranno con tutte le loro forze». La riforma dell’articolo 111 della Costituzione, secondo le toghe, rappresenta soprattutto «un punto di partenza per riformare il sistema giustizia».

Nulla del Ddl del Senato sembra salvarsi («Non ci piace e contiene disposizioni incostituzionali»), a cominciare dalla riforma dell’articolo 192 del Codice di procedura penale, sulle dichiarazioni incrociate dei pentiti, che «deve essere comunque modificato». Non piace nemmeno l’ipotesi di ridurre il diritto al silenzio e «magari trasformare l’imputato o l’indagato in testimone». Un «no», infine, anche alle ipotesi di abolizione del giudizio d’appello, visto che «nel nostro Paese si riformano sentenze di primo grado in una percentuale che sfiora il 60%». Torna infine il vecchio cavallo di battaglia: la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (i penalisti appoggiano i referendum radicali sulla giustizia).

Fin qui il nutrito elenco di battaglie annunciate da Frigo. Ma il Congresso — che si chiuderà domani — affronta un altro tema di non poco conto, interno alla categoria: l’unità dell’avvocatura, divisa tra vari organismi rappresentativi. Frigo ha confermato la contrarietà a un’«unità imposta dall’alto» (cioè con una legge che affidi la rappresentanza politica all’Organismo unitario dell’avvocatura) e ha proposto la ricerca di obiettivi comuni nell’ambito di un rapporto paritario tra le varie associazioni. «Il progresso — ha replicato polemicamente l’Oua — non si realizza né con la prepotenza né con l’anarchia».