«La guardia non va al Nord»

da Il Sole 24 ore del 27.9.99

L’emergenza carceri è soprattutto affare del Nord. La situazione di San Vittore, a Milano, è esplosiva: ogni giorno entrano in media 60 detenuti. E il carcere di Bollate — che con gli 800 posti previsti dovrebbe assorbire parte del carico dell’istituto milanese — sarà ultimato ad aprile. Ma non è detto che da quel momento inizierà a funzionare. Anzi, esistono serie probabilità che resti vuoto, perché l’amministrazione penitenziaria al momento non sa dove reclutare i 600 poliziotti necessari.
Paolo Mancuso, vice direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ammette la gravità della situazione. «Stiamo pensando a come risolverla — spiega — ma non possiamo trasferire il personale (che di per sé è già scarso) da altre regioni. Si tratterebbe, infatti, di aprire contenziosi infiniti, oltre che determinare situazioni difficili da un punto di vista familiare».
Meno drammatica la situazione per le carceri di Castelvetrano (Trapani), Piazza Armerina (Enna) e Rossano (Cosenza), che attendono di essere collaudate, dopodiché verranno consegnate al Dap. Trattandosi di strutture dislocate al Sud, la mobilità del personale diventa più facile. Verrà, spiega Mancuso, «dragato», da altre sedi, senza considerare che alcuni istituti fatiscenti sono destinati a chiudere.
Come se non bastasse, su questa situazione al collasso incombe la minaccia di nuovi ingressi in massa, legati al rifiuto, da parte dei tribunali di sorveglianza, delle richieste di trasformazione, sulla base della legge Simeone-Saraceni, delle pene detentive fino a tre anni (quattro per i reati legati alla tossicodipendenza) in misure alternative. «Abbiamo stimato — afferma Mancuso — che la percentuale di rifiuto si aggiri intorno al 20 per cento. Se gli ingressi ancora non arrivano è perché i tribunali di sorveglianza sono ingolfati e in ritardo nell’esame delle richieste».
«È invece impossibile — prosegue il vice responsabile del Dap — valutare l’impatto del pacchetto sicurezza, perché non conosciamo le misure allo studio. Certo è che l’effetto combinato delle due situazioni si profila devastante».
Riguardo all’effettività della pena, Mancuso è favorevole a introdurre un filtro ai ricorsi in Cassazione. «Sarebbe una misura molto utile. L’impugnazione, in un processo accusatorio così come è strutturato ora, non ha senso. Ci battiamo per avere un processo