Giudici, clima di rissa tra i Poli 

da Il Sole 24 ore del 28.11.99

ROMA — «Questo è estremismo violento e intimidatorio». Il presidente del Consiglio Massimo D’Alema replica con parole fermissime alle accuse «gravi e inaccettabili» di Silvio Berlusconi che, all’indomani della notizia del suo rinvio a giudizio nell’inchiesta milanese "toghe sporche", ha definito un «cancro certa magistratura politicizzata» . Le parole di D’Alema, secondo cui «così si rischia una frattura nella società», sintetizzano l’indignazione generale che ieri s’è levata nel mondo politico e istituzionale, oltre che in quello delle toghe. Ma il Polo ha rincarato la dose: dopo aver nuovamente denunciato «l’accanimento giudiziario» contro Berlusconi dal giorno dopo la sua entrata in politica, Fini, Casini e lo stesso Berlusconi hanno puntato il dito contro «il regime che si sta instaurando nel nostro Paese. Un regime — scrivono in un documento congiunto — che non esita a censurare le vignette sgradite, a eliminare i dirigenti statali non allineati e che continua a fare un uso politico della giustizia per eliminare dalla scena gli avversari politici». «Accuse ridicole» ha ribattuto in serata il premier.

Prima di D’Alema, il ministro della Giustizia e il presidente della Camera Violante si erano schierati, senza esitazione, a difesa delle istituzioni e, dunque, della magistratura. Che stavolta ha ritrovato l’unità dei vecchi tempi, denunciando, con un documento approvato da tutte le correnti dell’Anm, «i tentativi di intimidazione e di condizionamento dei magistrati nell’esercizio delle loro funzioni». E mentre dal Centro-sinistra partivano nuove bordate contro Berlusconi («Un peronista che scavalca a destra Pino Rauti» secondo il segretario Ds Veltroni), il Polo è rimasto da solo a far quadrato intorno al suo leader, spiegando che egli non attacca le istituzioni né pretende l’impunità ma «cerca solo il giudizio imparziale di magistrati imparziali» (Pisanu).

In questo clima di rissa istituzionale è stato invocato nuovamente l’intervento del Csm, quale garante dell’indipendenza dei magistrati. La richiesta, stavolta, è partita dai togati di «Md» e dai laici del Centro-sinistra, ma in un intervento dell’organo di autogoverno della magistratura confidano anche l’Anm e i giudici milanesi. L’obiettivo è una seduta plenaria, possibilmente presieduta dal Capo dello Stato (che del Csm è il presidente), per tutelare «l’onore professionale e la dignitá» dei magistrati «in questi giorni colpiti da offese di inaudita violenza» e da una «forsennata aggressione» contro la quale «il Csm non può tacere». 

Ma intanto, ieri, a difendere la magistratura sono stati in molti. Prima Violante: «Io sono un uomo delle istituzioni — ha detto il presidente della Camera —. Rispetto l’onorevole Berlusconi e capisco il suo disappunto per questo rinvio a giudizio per un reato grave quale la corruzione. Però io sto dalla parte delle istituzioni: la mia funzione è questa. Quindi sono con la magistratura, perchè è una delle istituzioni più importanti dello Stato. E mi sembrano inopportune le espressioni usate in questa occasione dall’onorevole Berlusconi». Poi Diliberto: «Sono il ministro della Giustizia, posso mai esser d’accordo con un giudizio del genere?», ha detto il guardasigilli con riferimento alle accuse del Cavaliere. «Come tutti i cittadini italiani, l’onorevole Berlusconi può denunciare chi gli pare - ha proseguito a proposito della denuncia presentata dal leader di Fi contro il Gup Rossato che lo ha rinviato a giudizio —. Mi sembra, però, che tutti quanti dovremmo considerare la Giustizia una cosa un po’ diversa da questa rissa nella quale ci troviamo. Ciascuno rispettando il ruolo che la Costituzione gli assegna: i giudici devono fare le sentenze, i politici le leggi. Devono fare la politica». Infine D’Alema: «Questo modo di fare introduce una frattura nella convivenza civile — ha detto il premier —. L’autonomia, l’indipendenza e il rispetto della magistratura sono regole che devono essere condivise». Quanto ai presunti «mandanti politici dei magistrati» di cui parla il Polo, D’Alema chiede di fare nomi e i cognomi. «Queste sono affermazioni gravi e inaccettabili — dice — che mettono in luce violenza e arroganza». Il presidente del Consiglio si augura che Berlusconi sia in grado di dimostrare la propria innocenza. «Nulla di personale — osserva — ma una seria preoccupazione di tipo politico e istituzionale».

La gravità dell’accusa di Berlusconi è sottolineata anche dal presidente dei penalisti, Giuseppe Frigo. «Dovrá dimostrarla», osserva, ricordando che per tutti «vige il principio della presunzione di innocenza». Per il capo dei Gip, Renato Samek, quelle di Berlusconi sono vere e proprie «intimidazioni». «Sono tranquillo», si è limitato a dire invece Rossato, il giudice "reo" di aver rinviato a giudizio il Cavaliere perché «il complesso degli elementi in favore della tesi dell’accusa e della tesi difensiva — si legge nel decreto che dispone il giudizio — non consente, allo stato degli atti, una pronuncia di non luogo a procedere ma richiede la sottoposizione al vaglio dibattimentale». Non polemizza il Procuratore generale di Milano, Saverio Borrelli. «Chi ha la coscienza a posto non si sente neppure sfiorato da parole che hanno il sapore di gratuiti insulti». Per arginare questi «truculenti interventi sull’operato della magistratura», Borrelli «confida» nell’intervento del Csm e dell’Anm.