Costituzione europea per i diritti
umani. Flick tra i suoi ”padri”
da Il Messaggero del 28.11.99
di ANTONIO DE FLORIO
ROMA - «Mai come in questo secolo abbiamo tanto parlato di diritti
umani, mai come in questo secolo sono stati violati quei diritti, fino
a teorizzare e praticare la guerra totale». Giovanni Maria Flick,
fresco di nomina come rappresentante del governo italiano per la redazione
della Costituzione europea, esordisce così. In un piccolo teatro
di Trastevere, dove si discute di «Un’etica del villaggio globale»,
l’ex ministro di giustizia del governo Prodi parte da lontano per spiegare
il suo progetto europeo.
Siedono accanto a lui, come relatori, il professor Giovanni Conso,
il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella e la docente di diritto
internazionale Maria Rita Saulle e tutti sono d’accordo su un punto: le
regole già ci sono, a partire dalla dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo del ’48, ma bisogna farle rispettare.
Come?
«Partiamo dall’Europa - risponde Flick - Gli stati nazionali
hanno rinunciato a una buona fetta della loro sovranità in una materia
così delicata come quella della moneta. Non basta, però.
Si impone la tutela dei diritti e l’approvazione di una costituzione europea
è un primo passo concreto e irrinunciabile».
In Italia per riformare un solo articolo della nostra costituzione,
quello sul giusto processo, ci sono voluti anni di vivacissime discussioni
e scontri. Per scrivere la Carta europea quanto ci vorrà?
«Dal vertice di Tampere è venuta fuori un’indicazione
ben precisa: entro cinque anni bisognerà gettare le basi e realizzarla.
L’Italia per forze di cose dovrà adeguarsi. I problemi sono tanti:
i tempi della nostra giustizia sia nel settore civile che in quello penale
si sono rivelati eccessivamente lunghi e sono fioccate le condanne. Questa
sarà l’occasione per mettersi a marciare con gli stessi ritmi degli
altri Paesi».
Il professor Giovanni Conso, ex presidente della Corte costituzionale
ed ex Guardasigilli, è altrettanto categorico: «È ora
del diritto sovrannazionale che comporta una riduzione della sovranità.
Ogni Stato non può fare quello che vuole. Deve astenersi, deve rinunciare
a qualcosa». Il tema della violazione dei diritti umani impone una
riflessione, secondo il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella,
che va al di là delle soluzioni giuridiche. «È prima
di tutto etico - dice - È necessario individuare i valori che portano
ad unità le tante diversità».
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