La rivolta dei giudici: subito il plenum del Csm 

da La Repubblica del 28.11.99

ROMA (c.fus.) - Gli squilli di rivolta partono di buonora da Milano, ufficio di Renato Samek Ludovici, il capo dei giudici per le indagini preliminari. "Quando non si accettano le regole uno dei mezzi è l'attacco alla persona. Questo rileva l'inciviltà dell'attacco e la mancanza di argomenti seri" osserva Ludovici. Che chiede: "Il Csm o l'Anm assumano una posizione a tutela della dignità professionale dei magistrati ed evitare che si formi un'opinione distorta sull'immagine della giustizia. Occorre un intervento tempestivo ed inciviso, adeguato alla rapidità della comunicazione. Altrimenti è inutile". 
Nel giro di poche ore le dichiarazioni in difesa della magistratura si moltiplicano, i toni si alzano. "Si denunciano i giudici che giudicano: francamente mi sembra una cosa un po' esagerata e questo solo per usare un eufemismo" dice con un mezzo sorriso il guardasigilli Oliviero Diliberto. Ospite al convegno straordinario delle Camere penali sui problemi legati all'entrata in vigore del giusto processo, il ministro difende le procure, l'indipendenza della magistratura e invita al "rispetto dei ruoli istituzionali che sono una garanzia essenziale per tutti". Poi, appena lasciato il tavolo del convegno, prende nettamente le distanze dai giudizi e dai commenti di Berlusconi. "Tutti quanti dovremmo considerare la giustizia una cosa un po' diversa da questa rissa nella quale ci troviamo. È un clima che ci riporta indietro indietro nel tempo". Diliberto non vuole entrare "nel merito delle diverse opinioni che oggi sono in campo". Ma "così come chiedo ai magistrati di rispettare il ruolo della politica e del parlamento, altrettanto dovrebbero fare tuti ii politici: rispettare rigorosamente l'indipendenza e il ruolo della magistratura che fa il proprio dovere".
I giudici chiamano. Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, risponde. Ci pensa Nello Rossi (Md) a chiedere con urgenza "un plenum per tutelare, magari presieduto dal presidente Ciampi, l' onore professionale e la dignità del giudice Rossatto e dei colleghi attaccati in questo periodo. E ora di dire basta e di fissare una linea di confine. Il Csm non può più tacere di fronte ad attacchi ed intimidazioni". Risponde, con minore prontezza e dopo un pressing di ore, l'Anm, il sindacato delle toghe. "Inammissibili le intimidazioni ai magistrati. La difesa dell'autonomia della magistratura deve essere attuata da tutti coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia" scrive il parlamentino del sindacato in un documento votato a maggioranza dopo le sei del pomeriggio. 
In mattinata il presidente Mario Cicala aveva definito, durante il convegno delle camere penali, "espressioni folcloristiche" quelle di Berlusconi. Parole che devono essere state considerate troppo blande visto il documento serale che ha rincarato la dose delle critiche.
Si fa sentire anche l'anziano giudice Antonino Caponnetto, il papà negli anni ottanta del pool antimafia di Palermo. "Ribellatevi alle parole di Berlusconi. L' Italia deve reagire agli attacchi alla giustizia" ha detto all'assemblea nazionale di Libera. E il procuratore antimafia Piero Luigi Vigna: "L'onorevole Berlusconi ha detto, com'è ovvio, consapevolmente, le cose che ha detto e quindi, altrettanto consapevolmente, sa che non sono esatte". Almeno impreciso, il leader dell' opposizione.
E Gian Carlo Caselli commenta così: "Se avessi titolo o ruolo per rispondere" alle parole di Berlusconi, "sicuramente la mia risposta sarebbe un po' indignata".