Borrelli: "Nervi a posto vogliono
delegittimarci"
da La Repubblica del 28.11.99
di CINZIA SASSO
MILANO - Procuratore Borrelli, i Ds usano toni forti per difendere
la magistratura dagli ultimi attacchi di Silvio Berlusconi. Ma tra le cariche
istituzionali c' è chi ha definito quelle espressioni ''inopportune'';
tra i vostri colleghi c'è chi le liquida come ''folklore''. Non
le pare una difesa un po' debole?
"Dice che sia un po' debolina? Mah, forse... Però si potrebbero
interpretare in un modo positivo: quelle pronunciate sono espressioni di
un tale infimo livello che non meritano attenzione. Sono insulti truculenti
e quindi, per dignità, non si può mettersi sullo stesso piano".
La sua linea qual è?
"Freddezza. Nervi a posto e cuore indifferente".
Cioè a lei non fa né caldo né freddo che parte
della magistratura sia definita "un vero e proprio cancro che si deve rimuovere
dal corpo della democrazia"?
"Per decoro e dignità personale non reputerei dignitoso rispondere
agli insulti perché significa accusare il colpo. Chi ha la coscienza
a posto non si sente neppure sfiorato da parole che hanno il sapore di
gratuiti insulti e questi attacchi sono ingiurie pure e semplici, non sono
critiche... Esplosioni verbali come quelle di venerdì possono essere
il frutto di un cedimento di nervi, ma anche al tempo stesso un trabocchetto
assai pericoloso per il corpo giudicante e i magistrati milanesi. Insomma,
un tranello. Nel quale i magistrati non devono lasciarsi attrarre perché
ne nascerebbe come contraccolpo l'immagine di una magistratura che ha perduto
la propria serenità e imparzialità. E questo comporterebbe
un effetto di delegittimazione che è ciò a cui gli imputati
sovente tendono".
Dunque, ostentare indifferenza.
"In situazioni di questo tipo l' indifferenza da parte dei magistrati
è segno di forza, non di debolezza. Il compito di difendere l'onore
e il prestigio della magistratura tocca ad altri: all'Associazione nazionale
magistrati, al Consiglio superiore della magistratura".
Pochi giorni fa l'Anm vi ha consigliato di stare zitti, che a difendervi
ci pensa l'Associazione. Ma il presidente, Mario Cicala, ieri ha detto
che ritiene di non dover replicare ad ''affermazioni che si commentano
da sole''.
"Certo attacchi di questo tipo non hanno riscontri in alcuna altra
parte del mondo. Anche perché non sono più rivolti a pochi
magistrati dell'accusa, a uno sparuto gruppo di pm... E si dice anche che
ci siano dei mandanti, dietro i magistrati. Forse l'Anm doveva fare qualcosa
di più deciso, e forse lo farà (in serata l' Anm diramerà
un documento più deciso, ndr.). O forse ha seguito una linea di
pensiero ispirata alla massima saggezza. Mi sono appuntato alcune annotazioni
celebri sull'ingiuria...".
Quali?
"Cominciamo da Anatol France, romanziere francese: "Per chiunque pensa
e agisce, è un brutto segno se non viene vilipeso, ingiuriato o
minacciato". Seneca: "All'uomo saggio non si può fare ingiuria",
perché ingiuria significa colpire qualcuno e il saggio non riesce
ad essere colpito. San Gregorio Magno: "È più glorioso e
onorevole fuggire un'ingiuria tacendo che vincerla rispondendo".
C'è altro?
"Sì, un altro passo del De Ira, di Seneca: "È proprio
degli uomini nobili disprezzare le ingiurie".
Però Leopardi diceva: "Ad ottenere che gli ingiuriatori si vergognino
non c'è altra via che di rendere loro il cambio".
Borrelli non risponde e sorride.
Alcuni membri del Csm hanno chiesto che sia il presidente della Repubblica
a prendere le vostre difese in modo solenne, davanti al plenum del Csm.
"Ciampi? Ah. Vedremo".
Procuratore, lei sembra molto distaccato...
"Diciamo che sono olimpicamente sereno".
Berlusconi ha detto che denuncerà a Brescia il giudice Rossato.
Scusi la curiosità: lei quante denunce ha collezionato?
"Ho appreso solo in occasione della mia nomina che al Csm sono segnalate
140 o 190 pratiche contro di me, iscritte a mio nome. In mezzo c'è
di tutto - li conosce anche lei, no?, i soliti maniaci della querela -
ma una buona quota arrivano anche a me da quella parte. Però le
dirò: non mi interessa minimamente".
Come magistrato non si sente arrabbiato e nemmeno infastidito?
"Parlo per me: io di fronte all' insulto che è soltanto un insulto,
soprattutto se proviene da persone che non rientrano nella ristretta cerchia
dei miei affetti, non mi sento affatto turbato. Anzi, la mia alterezza
mi induce a sorriderne. Vede: la critica, l' osservazione intelligente,
può indurre a meditare, magari anche a cambiare idea. Quella mi
può toccare nell'autostima; l'insulto no. L'insulto mi lascia totalmente
indifferente".
Ma quello che lei chiama insulto entra nelle case di tutti attraverso
i mezzi di comunicazione. Non teme che la gente, alla fine, sia portata
a condividere quei giudizi?
"Quello che mi duole è che in Italia il costume abbia subito
questo scadimento. Ma mi auguro, e lo credo, che riguardi solo pochi e
che non sia affatto generalizzato".
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