Pentiti, dopo 2 anni via alla riforma
da La Stampa del 28.9.99
ROMA
La vicenda del processo Andreotti servirà probabilmente a sbloccare
la legge sui pentiti in stallo da due anni. La Commissione Giustizia del
senato, infatti, potrebbe concludere l'esame del provvedimento sui collaboratori
di giustizia già entro oggi. Questo, almeno, è il parere
del capogruppo Ds in Commissione, Guido Calvi. Anche il Popolare Luigi
Follieri è dell'avviso che, al massimo entro mercoledì, la
Commissione licenzierà il testo di riforma presentato nel '97 dai
ministri Flick e Napolitano.
L'esame del ddl potrebbe essere concluso in breve perché è
stata stralciata dal testo la riforma dell' art.192 sulle dichiarazioni
incrociate di più pentiti. La commissione quindi dovrebbe sostanzialmente
approvare il testo base varato dal governo Prodi.
Si tratta di ventuno articoli e si articola in tre sezioni: la prima
riguarda le modifiche all'attuale sistema di protezione, la seconda le
modifiche al trattamento sanzionatorio e penitenziario dei collaboratori
di giustizia e la terza disciplina la destinazione dei patrimoni dei collaboratori.
Nel frattempo, però, stanno infuriando le polemiche sulle responsabilità
dei ritardi. Il presidente dell' Antimafia, Ottaviano Del Turco ha accusato
alcune parti della magistratura: «Vorrei far osservare che se quella
legge sui pentiti non è stata approvata in due anni è anche
perché premeva sul Parlamento una pressione di molti pubblici ministeri
e di molte procure che la ritenevano una legge sbagliata».
Per il responsabile Giustizia dei Ds, Carlo Leoni, invece, è
la destra che ha causato il lungo ritardo nell'approvazione della riforma
della legge sui pentiti «perché pretendeva di inserire in
questo provvedimento la riforma dell'art. 192 sul valore delle testimonianze
dei collaboratori».
L’esponente di An Maurizio Gasparri ritorce l’accusa contro la sinistra:
«Sono loro i responsabili dei ritardi, perché hanno bloccato
le nostre proposte di legge. Dalla sinistra e dal governo vengono solo
slogan».
Al di là delle accuse incrociate il dibattito è ovviamente
incentrato sull’uso e sull’importanza dei pentiti. L’Osservatore Romano
fa propria la posizione dello stesso Andreotti secondo il quale «i
pentiti servono, ma le loro affermazioni devono essere riscontrate e ci
deve essere proporzione tra il contributo fornito e i benefici concessi».
E’, questa, una posizione che, a parole, tutti condividono ma che, a quanto
pare, non è sufficiente a impedire diatribe tra i partiti.
Sul tema è intervenuto ieri anche il ministro di Grazia e Giustizia
Oliviero Diliberto: «L'unica cosa sicura - ha detto - è che
non vi deve essere demonizzazione dei collaboratori di giustizia. Essi
vanno, evidentemente, utilizzati nella maniera più equilibrata,
ma senza di essi il fenomeno della mafia noi non riusciremmo neanche a
conoscerlo. I pentiti - ha aggiunto il ministro - sono preziosi per l'attività
di indagine. Naturalmente poi sono i giudici che devono valutare la loro
attendibilità».
Il ministro Diliberto ha ricordato che la nuova legge sui pentiti «si
è bloccata al Senato perché molte cose che riguardano la
giustizia in nel nostro Paese sono strumentalizzate politicamente. Vi è
stato uno scontro politico fra maggioranza e opposizione. Io mi auguro
che si possa accantonare quello che di questa legge è controverso
e mandare avanti l'impianto condiviso praticamente da tutti, dalle forze
politiche e anche dai procuratori impegnati nella battaglia antimafia che
vanno aiutati e non demonizzati».\
|