L'Anm sui collaboratori di giustizia:
più riscontri alle loro dichiarazioni
da Il Giornale di Sicilia del 28.9.99 ROMA. La bufera continua. Dopo la sentenza di Perugia che ha assolto
Giulio Andreotti e tutti gli altri imputati del processo Pecorelli, l'attendibilità
dei collaboratori di giustizia sembra vacillare sempre più. E proprio
stamattina la commissione giustizia del Senato riprende la discussione
sulla riforma delle legge sui pentiti, ferma ormai da due anni. Gli schieramenti
sono, naturalmente, lontani dall'accordo, ma un elemento di discussione
ieri lo ha offeto il segretario dell'Associazione nazionale magistrati,
Mario Cicala, il quale ha proposto una legge che vieti che la loro parola
possa trovare conferma in quella di altri collaboratori di giustizia, in
sostanza evitando che 'due confessioni sovrapponibili facciano una verità'.
'Il problema centrale - premette Cicala - è stabilire quali riscontri
siano necessari perché le affermazioni di un pentito siano confermate
da altri elementi di prova, come giustamente esige l'articolo 192 del codice
di procedura penale'. 'Personalmente ritengo opportuno - prosegue - che
si sancisca legislativamente che la "conferma" non può venire dalla
parola di altri pentiti, in modo da fugare il sospetto che queste "conferme"
non siano attendibili e genuine'. È poi 'ovvio - sottolinea il segretario
dell'Anm - che quando un soggetto non riferisce fatti cui abbia assistito,
ma voci che abbia udito, il valore probatorio di queste "testimonianze
de relato" è minimo; ma per affermare questo principio, contenuto
in molte massime della Cassazione, non c'è bisogno di una apposita
norma'. Una presa di posizione, quella di Cicala, che sembra rispondere
a chi dice che i magistrati sono contrari alla riforma. E sulla necessità
di una nuova legge è intervenuto anche il presidente dell'Anm, Antonino
Martone, per il quale è 'necessario, assicurare da un lato, la più
ampia tutela della sicurezza dei collaboratori e dei loro familiari e,
dall'altro, piena trasparenza alle misure patrimoniali adottate in loro
favore e all'eventuale trattamento di favore in sede di processo penale'.
Intanto i pentiti vengono difesi con vigore anche da Gian Carlo Caselli,
per il quale sta montando 'un pericoloso revisionismo giudiziario contro
una certa magistratura'. E allora Caselli lancia un appello ai politici
di destra, centro e sinistra che non condividono questi attacchi affinché
facciano argine. Anche perché ritiene che i pentiti siano insostituibili.
Concetti molto simili a quelli espressi anche dal ministro di Grazia e
Giustizia Oliviero Diliberto. Il Guardasigilli ha infatti ammonito a non
demonizzare i collaboratori di giustizia, pur sottolineando che vanno utilizzati
in modo equilibrato. 'Senza di loro - ha detto - il fenomeno della mafia
noi non riusciremmo neanche a conoscerlo'. Certi dell'utilità dei
pentiti si dicono anche due politici siciliani. Ma se per Carmelo Carrara
deputato del Ccd 'non è chiara la loro gestione investigativa e
giudiziara' perché la legge è troppo 'permissiva', per l'ex
ministro Carlo Vizzini, vicino a Forza Italia, a bloccare la riforma sono
state le 'posizioni estreme'.
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